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Spalletti: “Peccato non poter lavorare con Monchi, ringrazio tutti. La Roma ha bisogno di…”

30.05.2017 | 13:13

Luciano Spalletti e la Roma si dicono addio. Il tecnico toscano lascia la panchina giallorossa dopo aver conquistato il secondo posto in classifica nell’ultimo campionato conclusosi domenica scorsa nel giorno dell’addio di Francesco Totti. Intanto, queste le sue spiegazioni in conferenza stampa: “Sarà un vero peccato non poter continuare a lavorare con Monchi, un grande dirigente. Dopo l’addio di Totti adesso la Roma ha bisogno di punti di riferimento e il direttore ha queste caratteristiche, sono convinto che riuscirà a compattare tutte le risorse della Roma, anche dove non ci sono riuscito io. Sarà una squadra fortissima. Voglio ringraziare tutti coloro che mi sono stati vicini in questo mio anno e mezzo, a cominciare da chi lavora dietro le quinte: senza il loro contributo sarebbe stato difficile. Da chi lavora in cucina alle donne delle pulizie, tutti coloro che viaggiano a fari spenti nei corridoi di Trigoria. Poi ringrazio i calciatori, lo staff e tutti i grandi professionisti. Lasciamo una Roma sicuramente forte. Un voto alla Roma dopo questo campionato? Non devo darlo io ma voi giornalisti. Non so se potevamo fare di più, vincere di più e perdere di meno. Ci tengo a dire che ho lavorato a fondo, cercando di fare il bene della Roma. Mi fido di questo, ho tentato di mettere in pratica tutte le cose che ritenevo giusto. Ho gioito e sofferto molto. I risultati sono tutto nel calcio. La fotografia migliore è la serietà del gruppo, tutte le mattine. Il biglietto per andare a confrontarsi a testa alta con qualsiasi avversario. Se non si lavora seriamente non si fa niente. Cosa mi rimarrà dentro? Passo sempre attraverso la qualità del modo di lavorare e parlare. Riuscire a far rendere conto ai calciatori quale sia il nostro obiettivo è importante. Dall’altra parte ho trovato massima disponibilità. Dal momento in cui ho preso la Roma, dalla quale non mi ero mai distaccato neanche quando ero in Russia, abbiamo sempre lavorato in maniera seria. Lascio una Roma forte, una squadra che ha individualità importanti che si è sempre comportata da collettivo. Potevamo fare meglio ma non ci sono riuscito. Non abbiamo remato tutti dalla stessa parte: le potenzialità della società e della squadra sono importanti. Ripartendo dalla partita di domenica che sembrava sia una festa che un addio, con il saluto del fenomeno calcistico che è Totti, si possono costruire grandi cose. La Roma può rinascere ancora, sempre che si vada tutti verso la stessa direzione. Questo ambiente è forte e bello, mi dispiace lasciarlo. Il peggior errore che ho commesso? Di errori ne ho fatti, giudicate voi. Forse ho detto cose forti, ma in quei momenti le dovevo dire, negli attimi fondamentali, che smuovono. Qualcuno ha detto che non fa bene al gruppo, ma se fosse stato dentro si sarebbe accorto che era corretto. Adesso non si può tornare indietro: ho sentito i fischi di domenica e li avevo già sentiti. Non me li merito quei fischi, si è parlato di una guerra tra me e Totti che non esiste. Chi ha voluto parlare di questa guerra interna adesso dovrà cambiare, perché il Capitano non c’è più e neanche io ci sarò. La partita di domenica è stata figlia dell’addio di Francesco, con uno stadio stracolmo e pieno di emotività, dove si è visto l’amore per la Roma. Anche la storia delle barriere ci ha tolto molto in questa stagione. Spero che questa sia la linea che ci compatterà tutti e che la Roma possa fare risultati migliori. Con Totti rimarrò amico e lo vedrò ancora. Primo anno terzo posto e secondo anno secondo posto: se vado via perché è impossibile fare di più? No. L’ho già spiegato. Gli allenatori vanno e vengono. Sono una persona per bene che fa le cose nel modo giusto. Sono 20 anni che faccio questo lavoro e mi fido di me e delle mie scelte. Vado dritto per la mia strada e faccio le cose per il bene della Roma. Non sono i risultati. Vado via perché mi dispiace che ci sia questa situazione che si è creata. Ripeto i fischi non mi sono piaciuti e mi hanno fatto male perché non me li merito. Se incontrassi quelle persone una per una ed entrassero nella mia testa per un momento capirebbero. Quando abbiamo perso con il Lione e con la Lazio sono stato male, se avessero saputo non avrebbero fischiato. Cosa manca a questa Roma per vincere? Pensavo di avere qualità dentro la squadra, perché avevamo cercato di allestire, con la società, sempre rispettando i parametri, una grande squadra. La Juventus però ha meritato di vincere e non ha permesso a nessuno di scavalcarla. In alcune partite abbiamo sbagliato, certamente, ma non era facile. Rispetto all’anno scorso siamo cambiati: si parla tanto della qualità del Napoli, noi la scorsa stagione avevamo Keita e Pjanic, giocatori di classe, quest’anno ho cercato di cambiare e la scelta ha pagato. Dzeko ha fatto tantissimi gol, nonostante questo a volte è stato messo in discussione. È un ragazzo sensibile e se quando segnano altri si dice che potrebbe andare via lui ne risente. La Roma è una squadra forte ma ce ne sono anche altre. A inizio campionato Milan, Inter, Roma, Juve e Napoli partono tutte per vincere, poi le cose possono cambiare in corsa. Con l’arrivo di Monchi, sempre che si riesca a farlo lavorare per bene, si avrà un grosso contributo in più. Pallotta ha tanta voglia e la strada è tracciata. Ero arrivato secondo anche in passato, come quest’anno, ma non è andata bene come avrei voluto. Non vorrei però sentir dire che la mia seconda avventura è stata di passaggio. I contenuti vanno portati dietro per fare una Roma ancora più forte. Chi non ha remato dalla stessa parte? L’ho già detto in precedenza. Tutti dobbiamo essere più compatti. Totti non ci sarà più e ci sarà bisogni di fare gruppo. L’esaltazione di un singolo disturba anche lo stesso singolo. Con Totti non è avvenuto ma solo perché si è preso la responsabilità, ma tutto questo appiattisce gli altri. Quando poi ho difeso tutti gli altri è passato il messaggio che io stessi andando contro Francesco ma non è così. Non sono riuscito a compattare l’ambiente e mi dispiace. Se mi dispiace essere ricordato come il nemico di Totti? Non tutti lo pensano. Spero che ci sia qualcuno, che ho visto e che mi ha mandato anche dei messaggi di comprensione, che non la pensa così. Quando sono arrivato la Roma era in difficoltà, non c’erano leader e ho dovuto prendere delle decisioni che hanno portato a un percorso dove Francesco è stato tra quelli che ho ringraziato di più: l’ho penalizzato facendolo giocare meno. Ma se lui ha giocato poco e la Roma ha fatto il record di punti significa che si può raggiungere obiettivi anche in altri modi. Con questo non voglio assolutamente togliere nulla all’immenso campione che è Totti. Se non fossi stato fischiato domenica sarei rimasto? I fischi partono da lontano, da quando sono arrivato. Non contano solo quelli di domenica. Se si fossero magicamente trasformati in applausi non sarebbe cambiato niente. Tra me e Totti non ci sono mai stati problemi. Adesso che ha preso questa decisione e che si accorgerà di quanto è bello il dopo, perché Monchi glielo farà vedere, diventeremo amici sempre più stretti. Non si può togliere il ‘noi’ dalla squadra per lasciar spazio all”io’. Per me i calciatori non sono tutti uguali, ma sono diversi l’uno dall’altro. Non sono certo stato io quello che ha fatto smettere Totti di giocare. L’età che ha glielo ha imposto. Vi chiedo: secondo voi l’ho fatto smettere o gli ho fatto giocare un anno in più? Credo di averlo fatto continuare. Il calo di marzo? Non sono riuscito a lavorare bene con la squadra e a creare argini e muro che impedisse di perdere quelle partite. Dopo il derby perso ci siamo però rialzati, abbiamo lavorato molto bene dimostrandolo a San Siro contro il Milan. Ho comunque commesso errori che hanno limitato la squadra. Quando ho pensato di lasciare la Roma? Non c’è un episodio preciso. La decisione è stata ponderata e maturata. io ho un rapporto bellissimo con i giocatori, ero convinto di vincere e di poter stimolarli ancora, ma non è stato così. Vengo a lavorare presto e vado via tardi perché stare insieme a tutto lo staff è importante ed è un motivo per parlare e ascoltare: qualcosa di importante viene sempre fuori. Io all’Inter e Di Francesco alla Roma? Di Francesco è stato annunciato? (no ndr) Cos’era una trappola o pensavate che fossi un po’ coglione? Io non ho ancora accordi, pur essendo libero di parlare con chi voglio. Inizierò da domani a vedere quale potrebbe essere il mio futuro. Se qualcuno vorrà telefonarmi lo ascolterò. Spero che il prossimo allenatore della Roma sia uno tra Montella e Di Francesco perché conoscono l’ambiente e hanno fatto bene in questi anni. Rimpianti di mercato? Ho ricevuto tutto quello di cui avevo bisogno, ho preso i calciatori che mi stavano bene. Anzi, c’era la possibilità di inserirne anche un altro ma per difendere il gruppo ho deciso di fare in questo modo, cercando di fare stare tranquilli coloro che erano già in rosa. Pallotta ha fatto vedere che vuole investire e fare cose importanti, a cominciare dallo stadio per la Roma. Non vuole farlo per interessi suoi ma solo per il club: sarebbe tutti più facile, sia per la società che per il calcio in generale. È lì la chiave per avere introiti, spettacolo e nuovi calciatori. Un cantautore romano ha scritto sulla tomba l’epitaffio: ‘Non escludo il ritorno’. Mi piace pensarla così”.

Foto: Twitter Roma