SPINAZZOLA, CORSA E QUALITÀ: DAI PRESTITI IN B AL TOCCO DI RE MIDA GASPERINI
26.02.2017 | 09:25
Abbiamo ancora negli occhi l’impresa dell’Atalanta al San Paolo di Napoli, ma in questa sede non ci dilungheremo ulteriormente sulla strepitosa cavalcata della Dea, quarta forza del campionato che adesso – trovandosi a soli 3 punti dalla zona Champions – può, anzi deve alzare l’asticella del sogno europeo. Abbiamo ancora negli occhi soprattutto il secondo gol nerazzurro, con Caldara a siglare la personale doppietta in bello stile, da consumato killer d’area di rigore, all’esito di un contropiede da lui stesso avviato e poi rifinito da Spinazzola con un sontuoso cucchiaio di esterno destro. Gioia Atalanta, ma anche gioia Juve che dovrebbe riabbracciare entrambi l’1 luglio del 2018. Così perlomeno si evince dai contratti attualmente in essere, dando per scontato il controriscatto dell’esterno.
Oggi, all’interno del nostro spazio quotidiano, accendiamo i fari proprio su Leonardo Spinazzola, l’ultimo “prodotto” trasformatosi in oro dopo il tocco di Re Mida, al secolo Gian Piero Gasperini. Nato a Foligno il 25 marzo del 1993 e cresciuto fino al 2010 nel vivaio del Siena, il talento umbro sta vivendo un lunghissimo magic moment: in autunno ha preso possesso della corsia sinistra dell’Atalanta, a scapito di Dramé, e dall’undici di partenza nerazzurro non è più uscito. Protagonista di una crescita esponenziale che non poteva certo passare inosservata agli occhi del ct Giampiero Ventura, che lo ha difatti precettato per il recentissimo stage di allenamento.
I paragoni nel calcio spesso si rivelano nocivi, oltre che ingombranti, si sa. Ciò nonostante, per le motivazioni che vi andremo ad illustrare, nel caso di Leonardo, che alla bisogna può fungere anche da centrocampista grazie alla sua versatilità, ne vanno sganciati almeno due. Il primo chiama in causa Gianluca Zambrotta, il calciatore da sempre ammirato per sua stessa ammissione “Mi sono sempre ispirato a lui, guardo i suoi video per imparare. E’ stato un grandissimo, non so se c’è qualcosa di me che può ricordarlo, forse la corsa”. In realtà al campione del mondo del 2006 lo accomuna non solo l’infaticabile lavoro sulla fascia, ma soprattutto, l’evoluzione tattica: entrambi nati calcisticamente come ali, si sono poi progressivamente abbassati al punto da poter disimpegnarsi sia come terzini, veri e propri, che come esterni di un centrocampo a cinque, quindi con l’onere di coprire tutto l’out di competenza, dovendo garantire affidabilità in entrambe le fasi. Il tutto grazie ad un’invidiabile tecnica di base, senza la quale la corsa sarebbe utile soltanto per mantenersi in forma.
L’analogia con Roberto Gagliardini, invece, concerne lo sviluppo della carriera, che ha registrato un’accelerata improvvisa negli ultimi 4 mesi. Come il neo centrocampista dell’Inter, per il quale il club di Percassi nel complesso potrebbe arrivare ad incassare fino a 28 milioni, fino a pochi mesi fa Spinazzola non aveva fatto altro che peregrinare in prestito, su e giù per l’Italia ma fondamentalmente in Serie B e quasi sempre senza trovare continuità di impiego: appena 44 presenze dal 2012 al 2015, tre stagioni trascorse tra Empoli, Lanciano, Siena e Vicenza (più una prima parentesi all’Atalanta in Serie A, 2 spezzoni in campionato e 1 gol in Coppa Italia all’esordio contro il Pisa). Poi finalmente un’annata da titolare, la scorsa in quel di Perugia, chiusa con 34 apparizioni a referto. In estate la svolta, con il trasferimento all’Atalanta concretizzatosi il 7 luglio. Occhio alla formula: prestito biennale con diritto di opzione e contro opzione a favore della Juventus. Già, la Signora non ha voluto il pieno controllo di Spinazzola, che aveva fatto benissimo nella Primavera bianconera (9 reti tra campionato e Viareggio 2012, nel quale vinse anche il premio come miglior giocatore del torneo) giocando da esterno offensivo. E un mese fa, erano i giorni dell’addio di Patrice Evra, prima che Allegri decidesse di puntare stabilmente su Asamoah quale vice Alex Sandro, per Leonardo si era parlato anche di un immediato ritorno alla base. Eventualità poi non verificatasi. Per la gioia dell’Atalanta, che può continuare ad avvalersi delle sue prestazioni, e in fin dei conti anche della Juventus, che non avrebbe potuto garantirgli la visibilità che sta avendo a Bergamo e che si ritroverà un calciatore ancora più pronto per competere ad alti livelli. “A Torino ho imparato un’altra mentalità, secondo la quale vincere è l’unica cosa che conta. Da bambino tifavo Juve e quindi per me è un vecchio sogno, ma oggi la mia priorità è l’Atalanta”. Priorità indiscussa, con un sogno europeo da inseguire fino alla fine.
Foto: sito ufficiale Atalanta