Stendardo e Cisotta: “Gli effetti della crisi dalla Serie A ai dilettanti”
L'avvocato
Guglielmo Stendardo, e il Dott.
Leo Cisotta, Presidente ItaliaCamp, organizzazione che si occupa di valutazioni dell’ impatto socio-economico in diversi settori economici, hanno provato a stimare gli effetti di questa crisi sul mondo del calcio, dai dilettanti alla
Serie A, mettendo in evidenza le palesi criticità post-Coronavirus e le eventuali prospettive. Questo il loro comunicato:
"L’emergenza Coronavirus sta mettendo alla prova l’intero sistema economico Nazionale, senza escludere l'impresa calcio. Con ItaliaCamp, organizzazione che si occupa di valutazioni dell’impatto socio-economico in diversi settori, emerge un movimento capace di generare impatti economici, diretti e indiretti, per 6 miliardi di euro nel 2018 (Rapporto PWC). La valutazione di impatto si fonda su un’innovativa metodologia di analisi strategica che considera, oltre alle tradizionali metriche economico-finanziarie, anche indicatori di performance che misurano l’impatto di una attività anche in chiave economica, sociale, occupazionale, ambientale e culturale". "Partendo da queste considerazioni - proseguono Stendardo e Cisotta - è evidente come una lettura complessiva degli impatti ex Covid-19 impone di guardare con attenzione ai diversi mondi che compongono il sistema calcio in Italia. Trascurare per esempio il ruolo sociale delle serie minori che fanno capo alla LND sarebbe un errore capitale perché rischieremmo di raccogliere nei prossimi mesi/anni impatti devastanti sul piano sociale (abbandono scolastico, scuole calcio, aumento della devianza minorile, posti di lavoro), tutti temi che devono essere affrontati seriamente. Il giro d’affari (2,1 miliardi secondo stime LND) e la sopravvivenza di migliaia di società sparse su tutto il territorio nazionale meritano un segnale perché è concreto il rischio di perdere il 30% delle squadre iscritte. Infatti, mentre le azioni intraprese dal Governo e le manovre di bilancio delle singole società avranno l’obiettivo di limitare i danni e perseguire un equilibrio, il mutarsi delle condizioni generali di mercato, sia nazionale che internazionale, apre scenari inaspettati per le nostre società di calcio. Ed è proprio per questo motivo che Il tema degli impatti economici risulta essere ancora molto vincolato alle decisioni che saranno prese in merito alla eventuale conclusione delle competizioni nazionali e internazionali e alle modalità di svolgimento delle restanti partite. Quello che maggiormente deve realisticamente preoccupare le società calcistiche professionistiche riguarda il valore del patrimonio aziendale-i calciatori-alla luce del perdurare della crisi". "Potrebbero infatti aprirsi scenari inaspettati con possibili impatti non trascurabili sul calcio mercato e di conseguenza sulla tenuta dei bilanci delle società. È un allarme lanciato nei giorni scorsi anche dal CIES Football Observatory che ha stimato una perdita di valore medio pari al 28% tra i valori delle rose delle squadre di primi cinque campionati europei (in Italia si passa dal 35% dell’ Inter al 21% del Lecce) nel periodo compreso tra febbraio e giugno. Nel frattempo sarebbe utile iniziare a ragionare in maniera strutturata su proposte percorribili, di natura straordinaria, capaci di riattivare l’intera filiera. In questo senso la proposta di lavorare sul recupero dell’1% delle quote derivanti dalle scommesse sportive pare essere nella logica di analisi finora adottata uno strumento funzionale. E' una misura adottata con successo in altri Paesi in circostanze di difficoltà, con effetti positivi sia sui risultati sportivi che sugli impatti sociali derivanti. Potrebbe essere una misura funzionale a dare seguito all'intervento del governo attraverso il ”Cura Italia” per affrontare in maniera sistemica il percorso - complesso e tortuoso - che attende il calcio oltre Covid-19. Sarebbe un segnale di crescita di una "industry" capace di guardare alla propria sopravvivenza come modello sociale ed economico. Piccolo particolare: serve lo sforzo di tutti".