Storie Mondiali. 1982: sotto il segno di Pablito
30/05/2014 | 14:00:00

I Mondiali sono sempre più vicini. Abbiamo pensato di riproporvi il racconto delle singole edizioni, partendo dal 1930. Una cavalcata emozionante che ci porterà all’evento brasiliano dopo aver ripercorso le tappe più significative dell’appuntamento da sempre più atteso.
Quelli che…ma dove andiamo con questa Italia.
Quelli che…meglio ritirarsi prima di fare figuracce.
Quelli che…giocatori viziati e strapagati e perdenti.
Quelli che…Bearzot è un incapace, incompetente e perditempo.
Quelli che… il calcio di Bearzot è obsoleto e superato.
Quelli che… una follia di Bearzot lasciare a casa Pruzzo e Beccalossi.
Quelli che… Paolo Rossi no, ai Mondiali no.
Quelli che…le partite truccate e il calcio scommesse, che schifo!
Quelli che…gli azzurri e il pronostico nefasto.
Mondiali 1982, Spagna. Il Mondiale dei Mondiali. 24 squadre, non più 16, rappresentati tutti i continenti, tutte le Confederazioni. Si cambia necessariamente formula: nella prima fase le squadre vengono ripartite in sei gruppi da quattro, nella seconda accedono le prime due di ogni girone divise in 4 gruppi da tre squadre. Le vincitrici accedono alle semifinali da cui scaturiscono le compagini della finalissima. I pronostici considerano due superfavotite: l’Argentina campione in carica e il Brasile che vanta una delle formazioni più forti. In ogni caso è Il Mondiale dei grandi campioni come un certo Maradona nell’Argentina; Zico, Socrates, Falcao, Junior, Cerezo nel Brasile; Platini nella Francia; Rummenigge, Muller, Briegel nella Germania Ovest; Boniek nella Polonia. Giocatori forti, incisivi a cui Bearzot risponde con la sua rosa di convocati: Zoff, Baresi, Bergomi, Cabrini, Collovati, Gentile, Scirea, Vierchowod, Antognoni, Dossena, Marini, Bordon, Oriali, Tardelli, Causio, Conti, Massaro, Altobelli, Graziano, Rossi, Selvaggi, Galli. Le polemiche si sprecano su questa Italia. La stampa nostrana è molto pesante. Dure le critiche che investono il ct, reo di aver lasciato a casa il capocannoniere della Serie A il romanista Pruzzo e di aver preferito Antognoni all’interista Beccalossi. Come perdonargli la scelta di puntare su Paolo Rossi, reduce da due anni di squalifica per quella brutta di storia di calcioscommesse a cui si dirà sempre estraneo. Bearzot gli dà fiducia, prima di lui Boniperti che lo acquista a un anno dal termine della pena, tanto che può giocare solo tre partite ma contribuisce alla vittoria in campionato della Juve. Su Bearzot e gli azzurri si spara a zero: calcio obsoleto e giocatori viziati da ricchi ingaggi su cui pende pure un premio qualificazione mentre la gente normale stenta ad arrivare a fine mese. Di fronte ad una simile campagna mediatica che arriva fino a scadere in illazioni su rapporti intimi tra giocatori, il ct che è psicologo alla Pozzo, s’inventa il “silenzio stampa” che può essere rotto solo ed esclusivamente dal capitano Zoff e pungola i suoi ragazzi, “bisogna tirar fuori la rabbia, l’orgoglio e la grinta”. Il momento è davvero delicato.
Nel primo girone non si vede una bella Nazionale, tre partite contro Polonia, Perù e Camerun, tre pareggi. Figuriamoci il secondo girone in cui ci sono le superfavorite Argentina e la Selecao. L’Italia della prima fase è spacciata. Ma Bearzot aggiusta il tiro, riconferma Rossi che non si è visto nelle gare precedenti, elargisce consigli su come muoversi in campo per annullare l’avversario. Gentile impara a memoria la lezione, opera una marcatura serratissima sul temuto campione Maradona, troppo giovane quattro anni prima per esserci e forse non abbastanza maturo come lo sarà quattro anni dopo per festeggiare con la sua Nazionale. Gentile, anche lui giovane, con quei baffi per tradire l’età mostrando determinazione e fierezza non gli lascia scampo, gli fa sentire il suo fiato sul collo e se serve lo trattiene anche per la maglia quando non colpisce alle gambe con i tacchetti. E’ nel secondo tempo che l’Italia viene fuori, dimostrandosi forte in veloci azioni su contropiede che portano in rete prima Tardelli e poi Cabrini. Gol di consolazione di Passarella su punizione per l’Argentina, sfortunata a prendere due pali. Lo stesso Maradona ha sfiorato il gol del primo pareggio colpendo il palo. Per l’Italia si comincia a gridare al miracolo, ha battuto i Campioni in carica.
Ma ora c’è il Brasile con i suoi fuoriclasse. Bisogna vincere per andare avanti. La tensione è alta al Sarria di Barcellona. Gentile questa volta ha il compito di marcare Zico a tutti i costi tanto da prendersi un’ammonizione. Pochi minuti e gli azzurri sbloccano il risultato con Paolo Rossi che colpisce di testa. Mentre l’Italia esulta, il Brasile si dà subito da fare, Zico si disfa di Gentile, vede Soscrates che va in gol sorprendendo Zoff. Si ricomincia più agguerriti. Rossi intercetta un passaggio sbagliato di Cerezo, prende palla e corre, corre fino al limite dell’area, poi tira ed è gol. Paolo Rossi è tornato. Nel secondo tempo arriva però il pareggio del Brasile con Falcao. Non finisce qui. Calcio d’angolo per l’Italia, il primo, batte Conti, la difesa respinge, Tardelli prova a tirare verso la porta ma è ancora Rossi, Pablito come viene simpaticamente battezzato, a buttarla dentro. Il Brasile non si arrende. Ad Antognoni viene annullata una rete per fuorigioco, poi all’ultimo minuto tocca a Zoff fermare il colpo di testa di Leandro, una parata che inchioda il Brasile, per il quale il calcio è vita e la sconfitta è morte. Dopo il Maracanazo del 1950, la tragedia del Sarria. Anche questa volta i brasiliani hanno peccato di presunzione prenotando in anticipo l’albergo a Madrid come nel 1938 i biglietti aerei per la finale a Parigi. Biglietti che si rifiutarono di cedere all’Italia di Pozzo. L’Italia è in semifinale e la stampa non può non cambiare rotta. Ora i giornali celebrano gli azzurri “I campioni siamo noi”.
E in semifinale continua il momento magico di Paolo Rossi, il giustiziere di una Polonia in difficoltà. Le motivazioni? L’assenza di Boniek per somma di ammonizioni, ovvero la rinuncia a quella che è l’indiscutibile stella del gruppo. La Polonia ha ottime pedine come Zmuda e Lato, ma l’Italia è lanciatissima. E Pablito ancora di più: l’attaccante vive un momento irripetibile e sblocca nel primo tempo su punizione di Antognoni. Non contento Rossi concede il bis al 73′, inginocchiandosi su un cross pennellato del solito Bruno Conti e appoggiando in porta il pallone che vale il passaporto per la finale di Madrid.
Il Santiago Bernabeu aspetta gli azzurri per consacrarli Campioni del Mondo, sarebbe la terza volta nella storia. E la finale è un’apoteosi azzurra. La Germania ha grandi valori, ma ancora una volta conferma di soffrire non poco gli azzurri, come era accaduto già nel 1970. E poco importa se Cabrini sbaglia un rigore sullo 0-0, si tratta soltanto di aspettare il momento giusto. Si tratta, soprattutto, di aspettare quel gran genio di Pablito, puntualissimo sul cross di Gentile per sbloccare il risultato e per indirizzare la partita in un certo modo. Alla distanza sarà un trionfo totale: negli occhi l’urlo di Marco Tardelli dopo aver trovato il raddoppio con una conclusione imprendibile. E poi il tris firmato da Spillo Altobelli, gli applausi del Presidente Pertini, la gioia di Bearzot grande stratega, momenti di irrefrenabile gioia.
Torniamo con la Coppa, una felicità senza limiti. In cima al mondo ci siamo noi. Sotto il segno di Pablito per quello che sarà ricordato come un anno irripetibile: scudetto con la Juve, Pallone d’Oro, titolo di capocannoniere ai Mondiali e principale emblema dell’Italia Campione…
PATRIZIA LISO
TABELLINO FINALE
Italia-Germania Ovest 3-1 (11-7-1982 Madrid, Bernabeu)
Italia: Zoff, Gentile, Cabrini, Bergomi, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Oriali, Graziani (8’ Altobelli, 89’ Causio). Germania Ovest: Schumacher, B. Förster, Briegel, Breitner, K.H.Förster, Stielike, Littbarski, Dremmler (61’ Hrubesch), Fischer, Breitner, Rummenigge (69’ H. Müller).
Reti: 57’ Rossi, 68’ Tardelli, 81’ Altobelli, 83’ Breitner.
Arbitro: Coelho (Brasile).