TECNICA, CORSA E IMPREVEDIBILITÀ: TAISON, L’ALFIERE DELLO SHAKHTAR DO BRASIL

“Abbiamo giocato da Napoli soltanto negli ultimi 25 minuti, dopo l'ingresso di Mertens”: la candida e spontanea dichiarazione di Milik, caratterialmente più forte di chi gli fa notare che forse in Polonia il concetto di “zappa sui piedi” è poco chiaro, sintetizza discretamente quanto accaduto ieri sera al Metalist Stadion di Kharkiv, l'impianto che ospita lo Shakhtar alla luce della perdurante indisponibilità della Donbass Arena di Donetsk danneggiata del conflitto bellico. Discretamente perché nei citati 25 minuti finali, tutt’al più, si è visto qualche sprazzo del vero Napoli. Gli azzurri in Ucraina hanno perso male, è vero che lo Shakhtar sulla carta è la testa di serie del girone ma non serve un luminare del pallone per capire che, teoricamente, avrebbe dovuto fungere da terzo incomodo rispetto alle favoritissime Manchester City e, appunto, Napoli. Così come dovrebbe fungere da terzo incomodo lo Sporting Lisbona nel gruppo della Juve. Italiane avvisate, mezze salvate. “Approccio sbagliato, appagamento dopo il superamento del playoff” sulla pelle del Nizza, queste invece le chiavi di lettura di Maurizio Sarri, che oggi si ritrova una squadra sotto accusa - capita obiettivamente di rado - e con almeno un paio di patate bollenti per le mani, la prima rappresentata dall’irriconoscibile Hamsik (altra sostituzione dopo prova incolore) e la seconda da Reina, il cui erroraccio in occasione del raddoppio alimenterà il fuoco di chi aveva benedetto la famosa offerta Psg a fine mercato.



E c’è di più: anche l’ironia social di tifosi avversari e detrattori, pronti a ricamare sul nome del primo marcatore, nonché probabilmente migliore in campo, di ieri sera. No, il Taison degli arancioneri nulla ha a che fare con il mitico Tyson del pugilato, le analogie si fermano alla pronuncia ed all’effetto di quel sinistro dopo splendida - e  fortunosa - giocata nello stretto che non ha lasciato scampo a Reina, riuscito soltanto a sfiorare il pallone prima che finisse in fondo al sacco. Una prodezza celebrata con commozione e indici puntati verso il cielo. Ecco, quell’1-0 per il Napoli ha avuto l’effetto di un gancio di Iron Mike, incontrastato campione dei pesi massimi per un decennio a cavallo tra gli Anni 80 e 90. Ma Taison Barcellos Freda, nato a Pelotas (Stato del Rio Grande do Sul) il 13 gennaio del 1988, a dispetto della generale notorietà di queste ore, era già perfettamente conosciuto dagli appassionati di calcio internazionale. Cresciuto in una famiglia numerosissima, sin da piccolo l’attuale nazionale verdeoro mostra qualità innate con il pallone tra i piedi. I primi anni della formazione trascorsi nel vivaio del locale Brasil de Pelotas, poi nel 2004 l’ingresso nel settore giovanile dell’Internacional di Porto Alegre, con cui completa la trafila fino all’esordio in prima squadra. Il 26 agosto del 2010, dopo 138 presenze e 35 gol (26 dei quali nel campionato statale Gaucho) e soprattutto dopo aver levato al cielo una Copa Sudamericana e una Copa Libertadores, l’esterno offensivo vola al Metalist Kharkiv, che scuce poco più di 6 milioni per il suo cartellino. Nell’arco di due anni e mezzo mette a referto 20 reti e 26 assist in 83 presenze, numeri che gli consentono di guadagnarsi la chiamata dello Shakhtar che l’11 gennaio del 2013 paga i 15 milioni della clausola rescissoria e lo porta a Donetsk, avendolo individuato quale naturale sostituto di Willian che 20 giorni dopo sarebbe stato ceduto all’Anzhi. L’ennesimo acquisto dello Shakhtar do Brasil ideato da Mircea Lucescu e ancor oggi sussistente. I protagonisti non si chiamano più Jadson, Ilsinho, Fernandinho, Willian, Luiz Adriano, Douglas Costa e Alex Teixeira, volendo citare solo i più celebrati, bensì Fred (il centrocampista 24enne, da non confondere con il navigato attaccante classe 1983 oggi in forza all’Atletico Mineiro), Marlos, Bernard, Ismaily, Dentinho, Azevedo, Alan Patrick e…Taison. Colonia carioca sempre nutritissima, con buona pace di chi sosteneva che dopo l’addio di Mircea (ormai son passati 16 mesi) sarebbe venuta meno. Il nostro personaggio del giorno con la maglia dello Shakhtar ha vinto tutto in Ucraina (3 campionati, 3 Coppe nazionali e 3 Supercoppe), con un ruolino personale parla di 31 reti e 46 assist in 174 gare ufficiali. Destro naturale, attaccante esterno rapido, guizzante (172 cm per 68 kg) e inesauribile nella corsa oltreché munito di un ottimo dribbling, Taison da un anno è entrato nel giro della Nazionale grazie al nuovo ct Tite, al momento sono 4 le apparizioni con la Seleção, impreziosite da una segnatura. A gennaio compirà 30 anni, qualche tempo fa aveva aperto ad un trasferimento in un campionato top ma finora, a dispetto dei numerosi rumors di mercato che lo hanno interessato, il grande salto non si è concretizzato. Vedremo se qualcuno punterà su di lui nelle prossime sessioni, intanto Taison continuerà a fare la differenza - con la sua imprevedibilità - con la maglia dello Shakhtar. E il mirino ben puntato sul Mondiale che si disputerà la prossima estate nella vicina Russia.