Tassotti non ha dubbi: “Ibra? I suoi compagni provano timore, può giocare con Higuain. La rissa con Onyewu…”

Mauro Tassotti, ex vice allenatore del Milan e attualmente assistente di Andriy Shevchenko sulla panchina della Nazionale ucraina, ha rilasciato un'intervista sulle pagine de La Gazzetta dello Sport soffermandosi sul possibile ritorno di Zlatan Ibrahimovic in rossonero: "Ibra al Milan? L'impatto di Ibra è forte, soprattutto in allenamento. Quando arrivò al Milan si vedeva che aveva una fame enorme. Gli si leggeva negli occhi una cattiveria innata. Sono cose che ai compagni danno forza. Professionalità? Voto 10. E' impeccabile in campo e fuori. Per i compagni non era facile, Zlatan è molto esigente, in campo e fuori. Ogni tanto urlava, in allenamento e in partita. Qualcuno ne soffriva, provando timore. Qualche compagno di reparto lo ha patito parecchio. Aveva una predilezione per Cassano. Non è facile stargli vicino e c'è anche chi gli ha risposto per le rime. Ma lui accettava la replica, capendo di aver esagerato. Allegri lo ha cazziato? Certo, è capitato. Anche in Champions, contro l'Arsenal. Ma la percezione globale verso di lui era buona. Era uno che scherzava e tra i suoi compagni di scherzi c'era Gattuso. La rissa con Onyewu? Arbitravo io, me li ritrovai avvinghiati per terra. Una manciata di secondi interminabile. Non ebbi la forza di metterci mano. Mi sentivo un fuscello. Compatibile con Higuain? Funzionerebbe. Entrambi sanno aprire spazi e amano coinvolgere i compagni. Io sono favorevole al ritorno di Ibra. Il problema potenzialmente c'è per Cutrone, trovo difficile che Ibra possa giocare solo gli ultimi 20 minuti. Ma serve un'altra punta. Domani la sfida Lazio-Milan? Due squadre che se la giocheranno fino alla fine per il quarto posto. Se il Milan recupera qualche infortunio credo abbia qualcosa in più. Mi piacerebbe vederle arrivare in finale di Europa League. E' una cosa fattibile. Entrambe hanno tecnici di qualità che hanno un buon gioco. Per la Lazio ho molto affetto, mi ha dato l’opportunità di arrivare nel calcio che conta. Certo, per me era strano, soprattutto nelle giovanili: giocavo lì e la domenica andavo a vedere la Roma…". Foto: Uromi Voice