THURAM, UNA LEZIONE AI VENDITORI DI FUMO

Categorie: Editoriale
Marcus Thuram ha legittimato in quasi otto mesi di stagione quanto era chiaro fino dalla scorsa estate: grande acquisto a parametro zero. Ben oltre le chiacchiere di chi aveva sparso veleno, ritenendolo quasi un optional. Premessa: quando prendi un attaccante senza esborso per il cartellino, hai fatto un colpo non soltanto dal punto di vista economico-finanziario ma anche perché credi fortemente nelle qualità di chi aveva sempre dimostrato un certo spessore. Eppure il passaparola era “non è un acquisto utile, l’Inter rimpiangerà Dzeko e Lukaku, avrà grandi problemi negli ultimi 30 metri e sarà costretta a tornare sul mercato”. Balle spaziali. Thuram oggi è un trascinatore, non soltanto per i gol (pesanti e bellissimi) che segna, ma anche perché si è inserito nei meccanismi come se fosse nerazzurro da qualche anno. Eppure c’è chi, capa tosta, continua a preferirgli Lukaku, ignaro di quanto stia accadendo da settimane e settimane. Predicatori solitari di teorie assurde, in pratica il patetico atteggiamento di chi non intende ammettere l’evidenza dei fatti. Lukaku ha dato il fritto con Conte al suo fianco, evidentemente perché si tratta dell’allenatore in grado di tirargli fuori il meglio del repertorio. “Lukaku dinanzi alla porta non sbaglia” è il teorema dei suddetti predicatori solitari che sono stati evidentemente sbugiardati durante Roma-Inter: Romelu ha avuto un pallone comodissimo davanti a Sommer, se l’è divorato come un principiante qualsiasi e ha ricordato lo sciagurato Egidio (Calloni) dei tempi - che furono - in casa Milan. Quelle opportunità, in quantità industriale, le aveva bucate anche durante il Mondiale in Qatar, mandando a quel paese le ambizioni del Belgio. Bisognerebbe appoggiare una mano sulla coscienza e ammettere l’abbaglio preso: non farlo significa non saper distinguere un pallone che rotola da un valzer, con tutto il rispetto. È il bello della diretta che distrugge qualsiasi tipo di assurda prevenzione in differita, storia della scorsa estate. Il bello della diretta è anche (soprattutto) Thiago Motta: il suo Bologna è uno spettacolo, una gioia per gli occhi, il riassunto di un lavoro enorme di un allenatore che qualcuno aveva avuto il coraggio (sì, ci voleva coraggio) di mettere in discussione a La Spezia. Thiago non vuole parlare di rinnovo e lo fa con rispetto verso la sua proprietà, semplicemente perché sa che possono schiudersi porte importanti e in linea con il suo comprensibile desiderio di un balzo in carriera. Non sappiamo cosa deciderà la Juve su Allegri e come si comporterà di conseguenza il diretto interessato. Ma sappiamo che se la Juve prendesse Thiago Motta per ripartire con una nuova idea, pulizia di gioco e valorizzazione del “magazzino”, farebbe un affare clamoroso. Leonardo Bonucci sta vivendo una stagione sempre più difficile. Il ridimensionamento con l’Union Berlino, la svolta o presunta tale a gennaio, peccato che anche a Istanbul - sponda Fenerbahce - stia riscaldando una panchina. Esattamente come quel famoso sgabello di Oporto, ma quella volta era una scelta di Allegri per le precedenti incomprensioni (chiamiamole così). Il brutto di questa storia è che poi dobbiamo vedere un video con Bonucci che va quasi alle mani con un avversario, scene che non gli fanno onore e che non sono un esempio per i ragazzini che vorrebbero vedere fair-play o qualcosa del genere. Sarà il nervosismo per un epilogo di carriera non certo all’altezza della sua fama, peccato che non sia stato possibile trovargli una soluzione davvero competitiva e che giustificasse il suo precedente percorso. Invece, dalla separazione in casa Juve al ridimensionamento a Berlino: la speranza è che non ci siano gli stessi scenari a Istanbul, ma le avvisaglie non sono confortanti. Noi crediamo che, se davvero non fosse possibile trovare una sistemazione in Italia, sarebbe giusto abbassare la saracinesca per non rendere amaro il tramonto della carriera. Bonucci era stato proposto a Lazio e Roma, ha trovato il divieto di accesso. Eppure c’è chi riesce a individuare una soluzione competitiva anche alla stessa età dell’ex bandiera bianconera. Bonucci, invece, entra nella galleria dei vari Castrovilli, Cuadrado e Kean: un anno solare difficile, difficilissimo, tra infortuni, ricadute, sogni infranti e contrattempi di ogni tipo. La vita è bella soprattutto se c’è chi contribuisce fattivamente a renderla luminosa, non certo con tristi immagini in bianco e nero. Leo avrebbe meritato un epilogo diverso, non un oblio di questo tipo. Peccato. Foto: Instagram Inter