Totti: “Pallotta? Lui vedeva bianco e io rosso. Scudetto? Meglio il Napoli per cambiare. Su Di Francesco e quel calcio a Balotelli…”
Francesco Totti, ex capitano della
Roma e attuale dirigente giallorosso, ha rilasciato la seguente intervista sulle pagine del
Corriere della Sera raccontando la sua nuova vita fuori dal campo:
"Prima intervista da dirigente. Fa un po’ effetto. È diversa. Ma dopo 25 anni da calciatore ti devi abituare. E' cambiato tutto. La vita, la testa, il fisico. Ero abituato a fare sempre le stesse cose: sveglia presto, colazione, allenamento. Come una macchina. Adesso devo programmare la giornata. L’impatto non è stato semplice. Ho chiesto alla società se potevo ricaricare le batterie per un po’. Avevo voglia di dare un taglio, liberare la testa, godermi i miei figli. Me lo hanno concesso e li ringrazio, così ho potuto cominciare con il piede giusto il nuovo percorso. Sono rimasto nel calcio, che per me è la vita. È tutto. Il mio lavoro resterà sempre nel calcio. Ne sono convinto. Ho la fortuna di poter stare con la squadra, con l’allenatore e con i dirigenti. Divido le partite con loro. Vado sul pullman. Vado in ritiro. Lavoro a 360 gradi. Sono stato calciatore e conosco tutte le dinamiche. So come trattare un giocatore. Dentro lo spogliatoio può starci davvero solo chi ne conosce le parole, gli sguardi, i momenti giusti. Ho questa fortuna rispetto ad altri dirigenti, ho vissuto le dinamiche dello spogliatoio. Ci vado ogni giorno, come prima. Solo che adesso non mi spoglio. All’inizio parlavo da solo, come un matto: sono infortunato, sono squalificato, adesso rientro. Però adesso mi sono abituato. Si soffre di più in tribuna, perché in panchina speri sempre di poter entrare. In tribuna ascolti cose pazzesche. Tutti allenatori. Penso: chissà cosa dicevano quando giocavo io? Incredibile. Il mio addio al calcio molto emozionante? Così non me lo aspettavo nemmeno io. Qualcosa oltre il calcio. È stato emozionante per il mio sentimento verso di loro e il loro sentimento verso di me. Non ero Totti o il capitano della Roma, ero il fratello di tutti. Le facce della gente, piene d’amore, erano per me. Dirò una cosa che può sembrare brutta, perché la Roma conta più di tutto e l’ho sempre messa davanti a me: di quel risultato, ho capito, non importava tanto alla gente. Il nuovo stadio? Ormai basta, se no divento pesante. Ma lo stadio di proprietà è fondamentale. Migliorerebbe anche il comportamento dei tifosi. Ora parcheggi a tre chilometri di distanza e devi passare dieci tornelli. Così ti passa la voglia. Sempre la Roma in carriera? La prima volta potevo andare al Real Madrid, perché non avrei vestito mai un’altra maglia italiana. Il cuore e la testa mi hanno fatto scegliere e non mi sono mai pentito. Gli ultimi mesi con Spalletti sono stati complicati. Avevamo un bel rapporto, prima che se ne andasse nel 2009. Quando è tornato, mi sono messo a disposizione. Avrei preferito giocare di più, visto che era l’ultimo anno, però non ho nessun rimprovero da fargli. Ho accettato dignitosamente le sue decisioni. Mi è dispiaciuto, ma so che le scelte le fa l’allenatore e poi, semmai, ne paga le conseguenze. Ho ricevuto proposte per andare negli Emirati o negli Stati Uniti. Mi avrebbero ricoperto di soldi, ma avrei rovinato 25 anni d’amore. Poteva essere un’esperienza, non ero ben visto dall’allenatore in quel contesto. Però anche questa volta ho scelto la Roma. Il rapporto con Pallotta? All’inizio titubanti, ma ci siamo chiariti. Lui vedeva bianco e io rosso. Poi abbiamo trovato un colore in comune per il bene dalla Roma. Quando ho capito che avrei fatto il calciatore? A 16 anni, quando ho firmato il primo contratto da professionista. Ho capito che era diventato un lavoro serio. Mio figlio Cristian ha 12 anni e gioca?Io sono Un padre modello. Gli insegno quello che mi hanno insegnato i miei genitori: rispetto, educazione. Certo, ha questo cognome pesante. Gioca e la gente spera che io vada a vederlo. Lo lascio fare, non gli dico niente. Tra 3 o 4 anni vedrò di che stoffa è fatto veramente. Italia-Svezia? Non pensavo che succedesse questo dramma calcistico. A giugno accenderò la tv e non vedrò l’Italia, è surreale. Insigne? Con me giocava dal primo minuto, è uno dei pochi che poteva risolvere la partita. Da dove ripartire? Da Damiano Tommasi. Primo perché è amico mio e secondo perché è competente. Una bella figura: giovane, trasparente, pulito. Se vai all’estero con lui fai bella figura. Il nuovo ct? A questo punto, Montella. Rifaccio la Roma dello scudetto. Buffon? A 39 anni puoi giocare meglio che a 22, è questione di testa. Ma in Italia ragioniamo con la carta d’identità. Buffon, quando para, non ha 39 anni. Pallone d’oro? Messi o Cristiano Ronaldo. Però preferisco Messi. Il mio rimpianto calcistico? Non aver giocato con Ronaldo, quello dell’Inter. Il mio sogno, ma anche il suo. Ha segnato tanto, ma con me segnava ancora di più. Il VAR? Mi piace, ma bisogna vedere come si usa. Il mio video più cliccato è il calcio a Balotelli? Lì non c’era bisogno del VAR. Era una cosa accumulata da anni, per quello che diceva sui romani. Comunque è stato brutto quello che ho fatto. Balotelli si è perso? Arrivare è facile, mantenersi difficile. Senza testa resti al massimo bravo giocatore. La famiglia mi ha insegnato i valori e il rispetto nello sport e nella vita. Senza famiglia non vai da nessuna parte. Cos'è successo a De Rossi domenica? Cose istintive, che purtroppo in campo succedono. Dopo dici: è impossibile che abbia fatto una cosa così. Lui è il più avvilito di tutti, adesso bisogna stargli vicino e basta. Di Francesco? Con lui sono tutti contenti, c’è un gruppo solido. È aperto al dialogo, non ha peli sulla lingua. È tosto, è un abruzzese. Dice quello che pensa. Io allenatore? Diciamo che adesso non è una mia priorità. Scudetto? Ci sono tre o quattro squadre sullo stesso livello, ma qualcosa in più ce l’ha sempre la Juve. Il Napoli? È la squadra più bella da vedere, può vincere lo scudetto se non avrà troppi infortuni. Napoli-Juve? Meglio un pari, così prendiamo punti a tutte e due. E se lo scudetto non andasse alla Roma? Preferisco il Napoli, così per cambiare. A Torino si saranno stancati di festeggiare. A Napoli ci camperanno per altri cent’anni pure loro. Mi piacerebbe uno scudetto al Sud. Cosa farei se potessi tornare indietro? Tornerei indietro. Dal 2000 al 2010 stavo al top, anni fantastici. Me ne basterebbe uno solo". Foto: Totti Twitter