Francesco Totti e la Roma, una storia lunghissima che sui campi della Serie A si snoda da 23 anni e 24 giorni e che ieri sera ha vissuto l’ennesimo capitolo pregno di emozioni. È il minuto 86 quando Luciano Spalletti, sul risultato di 2-1 per il Torino, lo manda in campo al posto di Keita. E il monumentale numero 10 risponde con i fatti, da par suo. Sembra un film hollywoodiano, un’americanata, invece è realtà. Spaccata e rigore: situazione ribaltata e 3 punti fondamentali in cassaforte. Tifosi in lacrime. Un successo chiave che consente alla Lupa di chiudere il discorso terzo posto, portandosi a più 7 sull’Inter, e di restare a meno 5 dal Napoli seconda forza: lunedì nel derby del Sud i giallorossi avranno l’occasione di accorciare le distanze e rendere ancora più appassionante il rush finale. La risposta più bella a Luciano Spalletti, il tecnico che - al suo atto secondo sulla panchina della Magica - gli ha fatto capire che il tempo passa per tutti. O perlomeno ci ha provato, perché ieri sera il Pupone, cresciuto al punto che il prossimo settembre compirà 40 anni, si è preso la più clamorosa delle rivincite. Dimostrando che, nonostante tutto, il re di Roma (rectius della Roma, per non fare un torto ai supporters della Lazio) è ancora lui. Dopo i 12 minuti nella tana dell’Atalanta, con allegato gol del pareggio, gli sono bastati 156 secondi per fare la differenza contro il Toro e complicare maledettamente la vita a don Luciano e James Pallotta. Ben 4 punti in cassaforte in 16 minuti giocati, recupero escluso. Quando mancano poco più di due mesi alla scadenza del contratto, alla luce della disfida con i granata, sarà realmente difficile mandarlo a casa senza ripercussioni ambientali potenzialmente deflagranti. Mai come in questi due mesi Totti aveva avuto il sentore di non rientrare più nei programmi della sua Roma. Dal 21 febbraio, quando l’allenatore di Certaldo lo cacciò dal ritiro pre Palermo a causa dell’intervista rilasciata dal capitano alla Rai, alla scorsa domenica, con le più che discutibili dichiarazioni rese da Spalletti nel dopo partita di Bergamo. Chi voleva una riprova ulteriore, alla larga da qualsiasi chiacchericcio, è stato accontentato. Se ne farà una ragione anche Edin Dzeko, principale cruccio dell’ex condottiero dello Zenit cui il numero uno del club vuol riservare un ruolo quasi all’inglese. Di plusvalenze pazzesche la gestione americana ne ha centrate tante grazie a Sabatini, da Marquinhos e Lamela a Benatia, Dodò e Gervinho. Una eventuale minusvalenza da 4-5 milioni (rispetto ai 15 investiti) per il bosniaco sarebbe una sciocchezzuola.
Tutto ciò premesso, e precisato che per essere esaustivi sull’argomento servirebbe un libro e non un semplice approfondimento, snoccioliamo in sintesi i numeri del campione romano che da quasi un quarto di secolo delizia l’Italia. Lui, ultima bandiera rimasta della nostra epoca recente, dopo l’addio di Del Piero, Maldini e Zanetti. Un che di anomalo e assolutamente romantico, in un calcio dominato sempre più dai milioni delle tv e, a livello europeo, dai petroldollari che scorrono a fiumi. Francesco nasce nella città eterna, che proprio oggi festeggia il 2769° compleanno, il 27 settembre del 1976. La sua avventura inizia all’età di 7 anni nella Fortitudo Luditur, quindi la Smit Trastevere e poi la Lodigiani. Nel 1989 Totti è quasi della Lazio, ma il mitico Dino Viola si inserisce nella trattativa e, per 300 milioni più due giocatori, gli fa coronare il sogno di vestire la maglia giallorossa. Da quel 28 marzo del 1993, quando Vujadin Boskov lo fece esordire in Serie A a 16 anni, 6 mesi e 1 giorno, mandandolo in campo al posto di Rizzitelli nei minuti finali del match contro il Brescia, a oggi, beh, è passata una vita. Sempre con gli stessi colori indosso. Il 4 settembre del 1994 il primo gol in campionato, contro il Foggia alla prima giornata e Carletto Mazzone in panchina. Sette i titoli conquistati in carriera, inevitabile alla luce della scelta di vita che lo ha portato a rifiutare qualsiasi offerta (compresa quella del Real Madrid). Cinque con la Roma: 1 scudetto, 2 Coppe Italia e 2 Supercoppe italiane. Due in azzurro: l’Europeo Under 21 del 1996, con Cesare Maldini al timone, e il Mondiale lippiano del 2006. L’addio alla Nazionale dopo l’alloro iridato, a soli 30 anni, ecco perché “Checco” con l’Italia ha accumulato soltanto 59 apparizioni e 9 gol. Discorso completamente inverso per quanto riguarda la Lupa: 754 presenze in tutte le competizioni con 303 reti all’attivo e 112 assist. Restringendo il campo alla sola Serie A, 597 presenze e 247 segnature, secondo nella classifica di tutti i tempi alle spalle dell’irraggiungibile Silvio Piola, arrivato a quota 274. Per quanto riguarda invece la graduatoria delle presenze nel nostro massimo campionato, Totti è già sul podio ma Zanetti (615) e Maldini (647) sono ancora lontani. Undici i gol nel derby, anche questo un record (alla Roma li ha frantumati tutti), con esultanze che hanno fatto la storia: dalle t-shirt ironiche (“Vi ho purgato ancora”) a quelle celebrative del suo amore per Ilary Blasi (“6 unica”), la bellissima moglie che gli ha dato tre figli, Cristian, Chanel e Isabel. Suo il gol più “anziano” della Champions League, sulla pelle del CSKA Mosca: nessun altro è stato in grado di segnare a 38 anni e 2 mesi nella massima competizione continentale per club. Sicuramente avremo dimenticato qualcosa, ma lo spaccato sarà sicuramente utile per memorizzare il cursus honorum di una leggenda abituata a rispondere con i fatti, tra un cucchiaio e un assist no look.
Totti e la Roma, Totti è la Roma: ci sono favole che vanno oltre un nero su bianco, dopo ieri sera è ancora più chiaro. Per tutti, nessuno escluso.
Foto: sito ufficiale Roma