Trapani, i dipendenti scrivono al sindaco: “Da dicembre non percepiamo stipendi, siamo allo stremo”

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Il dipendenti del Trapani hanno scritto al sindaco della città Giacomo Tranchida per manifestare il loro momento di difficoltà. Di seguito, la missiva: "Egregio Signor Sindaco, con la presente tutti i dipendenti della Società Trapani Calcio desiderano metterLa a conoscenza del grave stato di disagio economico, che da mesi ormai stanno vivendo, nell’indifferenza generale di tutta la Città. Dal mese di dicembre 2019, ben prima, dunque, dell’emergenza determinata dalla pandemia, i dipendenti del Trapani Calcio non percepiscono gli stipendi e ciononostante hanno continuato a garantire il proprio impegno quotidiano, per il senso di responsabilità, che li ha sempre contraddistinti, nella consapevolezza che il lavoro di ciascuno è fondamentale per tenere in vita un patrimonio – la squadra di calcio della propria Città – che appartiene a tutti e che contribuisce, concretamente, a diffondere un’immagine positiva del territorio, oltre che a costituire una fonte di reddito per tutto l’indotto – aziende, esercizi commerciali, strutture ricettive, organi d’informazione, che quotidianamente parlano e scrivono del Trapani – che ruota attorno ad essa. La situazione è diventata giorno dopo giorno sempre più critica e ad oggi i dipendenti non hanno percepito gli stipendi di gennaio, febbraio, marzo, aprile (per quanto riguarda maggio, difficilmente oggi si può ipotizzare una prospettiva concreta di ricevere quanto dovuto), pur continuando a svolgere la propria attività, mettendo in atto tutte quelle iniziative necessarie per mettere la squadra e la Società nelle condizioni di poter riprendere il campionato, per quanto di propria competenza, e non farsi trovare impreparati ad ogni decisione governativa, di FIGC e Lega B, nell’interesse generale della propria Azienda, della propria Città e dei tifosi. Oggi si è arrivati allo stremo, nel silenzio totale da parte della Proprietà, nonché del Consiglio d’Amministrazione e del Collegio Sindacale, che, per quanto risulta, sono a conoscenza della situazione, potendo contare solo sul supporto del direttore generale Giuseppe Mangiarano, rimasto a Trapani anche nel periodo del lockdown, anch’egli per senso di responsabilità, nei confronti di tutti i dipendenti e dell’Azienda, cercando, tra innumerevoli difficoltà, di portare avanti la mission aziendale e di consentire al Trapani Calcio di mantenere la categoria in cui attualmente milita. Le uniche risposte – indirette – che sono giunte ai dipendenti, nonostante le ripetute sollecitazioni affinché si potessero conoscere quantomeno i tempi per la corresponsione di quanto dovuto, sono state che “se entrano soldi saranno pagati gli stipendi”. Risposta inaccettabile, poiché – è superfluo evidenziarlo – i dipendenti del Trapani Calcio sono, appunto, dipendenti del Trapani Calcio, non dipendenti di aziende sponsor né del Comune di Trapani, da cui si attende la liquidazione dell’accordo convenzionale risalente al 2018 e gli stipendi dei dipendenti non possono essere subordinati ad un eventuale introito, di cui, per forza di cose, non si conoscono i tempi. Per dirla in termini ancora più chiari, non si può dire ai propri dipendenti “se ci paga qualcuno avrete i vostri stipendi, se no non li avrete o li avrete chissà quando”. Dietro ogni dipendente c’è una famiglia e non si può certamente dire alla propria famiglia “se qualcuno paga l’Azienda per cui lavoro si può fare la spesa, altrimenti non si farà o si farà quando è possibile”. Non si può, perché si muore! Se, oggi, l’attuale Proprietà del Trapani Calcio non è in grado di dare risposte ai propri dipendenti, certamente anche per via delle problematiche determinate dalla pandemia, che hanno inciso sulla propria attività aziendale, è il caso, per rispetto nei confronti delle persone che lavorano e dell’intera Città, che si porti chiaramente a conoscenza di tutti la reale situazione. Il silenzio, il profilo basso tenuto in questi mesi da parte di tutti i dipendenti, pur tra enormi disagi, sono stati determinati dalla dignità di ciascuno e dalla fiducia riposta nella Proprietà, affinché si potesse trovare una soluzione in tempi ragionevoli. Ma oggi non si può più tacere. Non è corretto neanche nei confronti della Città, che non può non sapere quale potrebbe essere il destino della propria squadra. Non è corretto nei Suoi confronti, signor Sindaco, che appena l’estate scorsa ha assunto, anche dinanzi a noi, l’impegno pubblico di vigilare sull’andamento della Società, affinché non dovessero più ripetersi situazioni, come quelle che hanno caratterizzato il finale dello scorso campionato. Ci si permette di sottolineare che una Società di calcio non è fatta soltanto dalla squadra, ma da tante persone che lavorano quotidianamente con e per la squadra, consentendo lo svolgimento delle attività quotidiane, delle partite, di tutte le iniziative sociali, a beneficio del territorio. Senza costoro non sarebbe possibile neanche aprire i cancelli dello Stadio! Ogni successo, ogni promozione sono stati e sono possibili grazie al lavoro di tante persone, dietro le quali ci sono famiglie, di gente che nel silenzio del lavoro quotidiano garantisce, ogni giorno, l’esistenza del Trapani Calcio. Persone che meritano rispetto, come lo si deve a qualunque cittadino e lavoratore. Le chiediamo un intervento, quale Primo Cittadino di Trapani, nei modi che riterrà più opportuni, poiché tale drammatica situazione economica non è più sostenibile e vi è il rischio di vedere scomparire il Trapani Calcio. Non lo merita la Città e non lo merita nessuno dei dipendenti, oggi privi di ogni sostentamento economico, che hanno sempre portato avanti, con orgoglio e spirito di abnegazione, la propria attività, riconoscendole un valore che va oltre il semplice posto di lavoro. Tutti i dipendenti sono pronti a qualunque iniziativa, nella certezza di averLa al proprio fianco, per difendere la Squadra e, quindi, la Città, il futuro del Trapani Calcio e del proprio lavoro".