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TUTTI PAZZI PER PAYET

11.06.2016 | 10:28

Ci sono storie che solo il calcio sa regalare. Sogni che solo attraverso quel magico pallone che rotola si possono realizzare. E queste storie e questi sogni sono come un’enorme confezione di caramelle assortite dalla quale, noi bambini iper-golosi, non vediamo l’ora di estrarre quella che ci sembra più appetitosa. La nostra caramella di oggi si chiama Dimitri Payet. Anzi, un vero e proprio cioccolatino. Come quello scartato e assaporato al minuto 89 della gara inaugurale tra Francia e Romania. Un bolide di sinistro che Tatarusanu ha potuto solo apprezzare da spettatore impotente non pagante. Segni particolari: il piede preferito del diretto interessato è il destro. E non è un dettaglio: con quel piede ha deliziato i tifosi del West Ham e le platee della Premier alla sua prima stagione in carriera in Inghilterra. I numeri parlano per lui: 9 reti, 13 assist e una marea di punizioni dalla parabola insidiosissima messe al servizio dei compagni. O tradotte direttamente in gol. Significativo anche un altro tipo di numeri: prima dell’Europeo gli Hammers valutavano il suo cartellino 50-55 milioni di euro e Real Madrid e Barcellona – non esattamente due club a caso – avevano chiesto informazioni. Ora, a 90 minuti dall’inizio della kermesse continentale, la sensazione è che il valore di mercato di Dimitri possa salire ulteriormente, fino a raggiungere quota 70. Ovviamente, la fila di pretendenti è destinata ad allungarsi. Con una consapevolezza imprescindibile: lo scorso febbraio il gioiello classe 1987 ha firmato un contratto fino al giugno del 2021 con uno stipendio da 120 mila sterline a settimana, diventando il giocatore più pagato nella storia del club londinese. Strapparlo al West Ham sarà veramente durissima.

 

Doveva essere la grande serata di Griezmann e Pogba, giudicati all’unanimità i due fari di una Francia dal grilletto facile. E invece, anche se è passata in archivio solo la prima partita, il mondo si ritrova a parlare di Payet. Partito dal basso, come tantissimi suoi colleghi. Per la precisione, fino al 2006, faceva il commesso in un negozio di abbigliamento. Pensate: mentre l’Italia vinceva i Mondiali a Berlino, lui era tra il reparto “camicie” e quello “t-shirt” a soddisfare la clientela. Pazzesco. Ma la sera, quando tornava a casa dopo un’estenuante giornata di lavoro, sotto il cuscino cullava quell’ambizione pallonara che qualsiasi adolescente ha desiderato ardentemente almeno un attimo per il proprio futuro. Il Nantes, quell’estate, contribuisce a coltivare quel dono ricevuto dall’alto. La retrocessione in Ligue 2 non lo scalfisce, tant’è vero che ci pensa il Saint-Etienne a sborsare 4 milioni di euro per riportarlo nella massima serie francese. Quattro anni ad altissimi livelli, chiusi con 19 reti e il trasferimento al Lille. Comincia nel 2011 il quadriennio chiave della sua carriera. La convivenza con Hazard, l’apprezzamento di Rudi Garcia, poi quello del Loco Bielsa a Marsiglia, dove diventa un punto fermo del 3-3-3-1. Trentatré centri, 125 passaggi chiave nella sua ultima stagione in patria (nessuno come lui a livello europeo). Quanto basta come biglietto da visita per la Premier: 15 milioni di euro l’esborso del West Ham. Il resto è storia recente. Con l’Inghilterra, la Francia, il mondo intero che elogiano la sua classe immensa e la sua facilità di tiro. Destro o sinistro, che differenza fa?

 

Foto: Equipe de France on Twitter