Nell’Italia del calcio consideriamo bad boy calciatori come Antonio Cassano e Mario Balotelli, due bimbi dell’asilo se confrontati a Joey Barton: “un uomo, un reato”, forse la Gialappa’s lo apostroferebbe così. Pecora nera per eccellenza del calcio inglese e non solo. Oggi il 34enne centrocampista britannico, che nei mesi scorsi era tornato in Premier League per vestire la maglia del Burnley, ha detto addio al calcio giocato. Una decisione assunta in seguito alla squalifica di 18 mesi inflittagli dalla Football Association per aver violato il regolamento sulle scommesse. “Sono cresciuto in un ambiente dove scommettere era ed è una parte della cultura. Ho anche un certificato medico che ho fornito alla FA per la mia condizione. Dal 2004 ho effettuato oltre 15.000 scommesse su numerosi sport, compreso il biliardo e le freccette, soltanto 1.200 sul calcio. Tra il 2004 e il 2011 ho scommesso anche sulle sconfitte della squadre per le quali giocavo, ma sempre quando non ero a disposizione, nemmeno per la panchina, così da non influenzare in alcun modo il risultato finale. E sono lieto che questo sia stato riconosciuto dalla FA, che punisce chi gioca d’azzardo ed io so di aver violato le regole. Ma poi se guardi una partita di calcio inglese in tv sei bombardato da marketing, spot e sponsorizzazioni sulle maglie dei bookmakers”, questo l’estratto del lungo comunicato pubblicato da Barton sul proprio sito ufficiale, per esternare al mondo intero le sue considerazioni su quella che di fatto è una patologia, la ludopatia, e annunciare il ritiro dalle scene.
Per molti un delinquente prestato al mondo del pallone, per altri un beniamino indiscusso. Carriera calcistica vissuta costantemente sopra le righe, tra Liverpool, Everton e Manchester City (a livello giovanile), da professionista ancora City, Newcastle, Qpr, Marsiglia, di nuovo Qpr, due volte Burnley con breve intermezzo ai Rangers Glasgow, storia dei mesi scorsi. Per un totale di 436 gare ufficiali, 36 gol e 35 assist. Buoni mezzi tecnici, ma “testa” calda, caldissima. “Per 32 anni ho cercato di capire me stesso, questo mi ha portato anche in carcere. Se fossi stato una persona equilibrata non sarei mai diventato un calciatore di alto livello, l’energia oscura che mi porto dentro è stata fondamentale”. Virgolettato che sintetizza perfettamente il personaggio con fedina penale cospicua. La violenza all'ordine del giorno. C'è di tutto tra denunce, arresti, cause risarcitorie, multe esorbitanti, entrate killer sul manto erboso e inevitabili squalifiche. A voler tacere delle terapie per la gestione della rabbia e per liberarsi dal demone alcool, soprattutto a inizio carriera.
Nell’ambito delle varie nefandezze assurte ai disonori della cronaca, meritano di essere ricordate le principali. Partiamo con: sigaretta spenta sul viso di Jamie Tandy, ragazzo dell’Academy del Manchester City, in occasione della cena di Natale del 2004; aggressione ad un giovane tifoso thailandese dell’Everton, durante la tournée estiva dei Citizens nel 2005; aggressione aggravata ad un tassista di Liverpool nel 2007; pochi mesi dopo l’arresto per aver ridotto malissimo a suon di pugni il compagno Ousmane Dabo, danni alla retina e alla cornea per l’ex Inter e Lazio, con allegata condanna a 4 mesi di carcere e 200 ore di lavori socialmente utili. A fine anno viene immortalato a Liverpool, città che gli diede i natali il 2 settembre del 1982, dalle telecamere di sicurezza nel colpire due uomini per una ventina di volte: uno stramazza al suolo, l’altro perde diversi denti. Altri 6 mesi di reclusione, ma viene rilasciato dopo due mesi e mezzo per buona condotta. Nel 2008, ai tempi del Newcastle, viene squalificato per 6 giornate dopo gli epiteti razzisti rivolti ad Agbonlahor dell’Aston Villa. Nel maggio del 2009, dopo un “acceso confronto” con Alan Shearer e l’assistente allenatore Iain Dowie, i Magpies lo sospendono. Nel novembre 2010 Joey, a gioco fermo, sferra un pugno a Pedersen del Blackburn, un mese dopo accuse omofobiche e gestaccio a Fernando Torres. Nel maggio del 2012, passato frattanto al Queens Park Rangers, aggredisce nella stessa partita contro il suo ex Man City sia Tevez (gomitata) che Aguero (ginocchiata), mentre Kompany evita la sua testata. Punizione esemplare: 12 giornate di squalifica e ruolino aggiornato. A completare il quadro quanto accaduto lo scorso settembre a Glasgow: sospensione per tre settimane e successiva rescissione dopo un violento alterco con coach Warburton, anch’egli per la cronaca divenuto successivamente un ex Rangers e adesso al timone del Nottingham Forest.
Questo il cursus honorum alla rovescia di Joey Barton: non certo da additare ai bambini come esempio, tutt’altro, ma sicuramente personaggio - controverso - da romanzo (criminale) calcistico.
Foto: Daily Mail