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UNA TRAMA INFINITA PRIMA DELLA RINASCITA: SERGIO PELLISSIER

11.11.2014 | 09:15

I ben informati raccontano come gli amori di Sergio Pellissier siano quattro: la moglie Micaela, i figli Sofia e Matteo, e… il Chievo. Proprio così: si può arrivare ad amare una maglia, un club, come fosse una persona di famiglia? Nel suo caso sì, e lo dimostrano i numeri, che come sempre nel calcio servono a raccontare una parte inconfutabile di verità: con la maglia gialloblù ha messo insieme 399 presenze, segnando la considerevole cifra di 113 gol. E ha attraversato varie epoche della favola di quel quartiere di Verona che da più di due lustri ormai stupisce l’Italia: Pellissier e il Chievo hanno assaporato l’ebbrezza dei preliminari di Champions League, il sapore dolce della Coppa Uefa, campionati di serie A in cui il club di Campedelli ha disegnato una linea guida da seguire; ma anche l’amarezza della retrocessione, con un immediato ritorno – guidati da Iachini – in serie A. Al centro del villaggio Chievo c’era sempre lui, Sergio Pellissier da Aosta, classe ’79 di poche parole e molti fatti. Nel 2002, vale a dire 14 anni orsono, viene prelevato dalla Spal dando origine a quella storia che William Shakespeare avrebbe organizzato con un plot with in the plot: una trama – quella del Chievo – con all’interno un’altra trama, quella di Pellissier. Che segna il suo primo gol con i mussi contro il Parma, esordisce in Coppa Uefa contro la Stella Rossa, e a fine stagione mette insieme 25 presenze condite da 5 reti. Ma se alcuni ricordi possono sbiadire con il tempo, ce ne sono altri che invece non potrebbero mai essere cancellati: la tripletta all’Olimpico di Torino ad esempio, in Juve-Chievo 3-3, con Buffon tramortito dai suoi colpi; quel 5 aprile 2009 i tifosi del Chievo lo ribattezzarono PellissiTer, lui disse semplicemente: “E’ una giornata che ricorderò per tantissimo tempo”. Qualche mese più tardi arrivò la chiamata di Lippi, che lo fece anche esordire con la maglia della Nazionale a Pisa, in un’amichevole contro l’Irlanda del Nord: Pellissier entrò nella ripresa al posto di Pazzini, e dopo undici minuti mise a segno il 3-0 con cui l’Italia regolò la squadra di Worthingthon. “Grazie Lippi, è stato bello”, le sue parole nel post partita. Il calcio però – per dirla con Osvaldo Soriano – “ha le sue ragioni misteriose che la ragione non conosce”: l’arrivo di Corini sulla panchina del Chievo aveva cambiato le gerarchie nell’attacco gialloblù. Così Pellissier non solo era stato scalzato dal ruolo di “intoccabile”, ma veniva preso in considerazione sempre meno. Si era intristito, e anche se non è stato mai sfiorato dall’idea di andar via, l’estate scorsa i tifosi – subodorando qualcosa che non stava andando per il verso giusto – avevano organizzato anche dei sit in sotto casa del loro idolo, con un messaggio molto chiaro: “Sergio resta con noi”. Non li avrebbe mai lasciati. Doveva solo ritrovare un ruolo, fosse anche non di primo piano  – ma comunque importante – all’interno della squadra. Maran lo ha rilanciato. E lui domenica lo ha ripagato a modo suo: doppietta al Cesena e ultimo posto abbandonato. Signore e signori, restate pure comodi: lo spettacolo non è ancora terminato.