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Valeria Imbriani:”L’importanza di un sorriso in più….”

26.10.2012 | 18:50

 

A Valeria, moglie di Carmelo Imbriani, piace il titolo della nostra rubrica Non è oro tutto ciò che luccica. “Niente si addice meglio alla nostra storia. La vita di chi gravita nel calcio professionistico è sicuramente privilegiata ma siamo persone anche noi e come tutti, purtroppo, non siamo immuni da brutti mali”. Ma a casa Imbriani è tornato a splendere il sole. Da pochi giorni, la signora Valeria, ha dato alla luce Fernando che riscalda i cuori di tutta la famiglia ancora agghiacciati dalla malattia di Carmelo, tanto crudele quanto inaspettata.

L’arrivo di Fernando sembra il risarcimento di tanta sofferenza…

Fernando è stato fortemente voluto, concepito senza pensieri quando ancora non sapevamo cosa aveva in serbo il destino per noi. Ora possiamo dire che ciò che succede ha un significato profondo, un disegno già scritto. La nascita di Fernando è per noi la “rinascita” alla vita.  La forza di questo bimbo, il nostro angelo, è stata la forza di Carmelo, il suo sì alla vita e a non mollare. Così piccolo, ancora nella mia pancia ha rischiato di non farcela, i medici mi avevano dato poche speranze. Ma lui no, doveva nascere per forza, ha combattuto la sua battaglia e l’ha vinta, ed eccolo qui tra noi. Esattamente lo specchio della vicenda di Carmelo.

Come vi siete conosciuti?

Ci siamo incontrati a Benevento dove giocava nel giugno del 2006. Ho capito subito che era una persona speciale. Mi ha invitata qualche giorno in Sardegna, a casa sua, ci siamo riconosciuti come l’uno la metà dell’altra e l’anno dopo ci siamo sposati. Da allora siamo inseparabili. Io non concepisco un rapporto a distanza e gli ho subito detto che l’avrei seguito ovunque. Io e Carmelo partiamo dalla stessa base: la famiglia prima di tutto. E’ stato, quindi, naturale per me lasciare il lavoro quando è nata Sofia, la nostra primogenita. Non l’ho vissuto come una rinuncia, piuttosto lo considero un privilegio che non tutte hanno di potermi prendere cura personalmente dei miei figli. Quando saranno autonomi penserò di nuovo al mio lavoro.

Carmelo, porta il lavoro dentro le mura domestiche?

Sì, per lui è normale. Prima di essere sua moglie, la mamma dei suoi figli, lui mi considera un’amica, con cui parlare di tutto ma soprattutto con cui condividere qualsiasi cosa, bella o brutta che sia. E’ molto umorale ed emotivo per cui carica molto le situazioni e soffre anche per circostanze che non riguardano lui personalmente. Ha un animo sensibile e generoso. Quando abbiamo saputo del suo male temevo che non reagisse, che si chiudesse nella sua sofferenza e invece mi ha colpita profondamente perché ha tirato fuori una forza che non conoscevo. E’ un uomo che non finisce di sorprendermi!

Il calcio, oltre ad essere una passione e un lavoro, lo ha aiutato ad affrontare questo periodo buio?

All’inizio, diceva di non volerne più sapere del calcio. Il colpo che aveva accusato era troppo grande da sopportare. Per fortuna, però, è stato solo un momento. Il calcio è la sua passione, la sua vita. Si è rimesso ben presto a lavorare, seguendo, certo non fisicamente, la sua squadra, studiando le partite e commentandole da casa con il suo vice. Anche la società non gli ha fatto mancare il suo sostegno, gli amici lo hanno incoraggiato.

E’ più facile essere la fidanzata del calciatore o la moglie dell’ allenatore?

Bella domanda! Non ho trovato difficoltà in nessuno dei due ruoli perché non mi calzano entrambi. Sono solo la moglie di Carmelo. Basta. Da fidanzata andavo allo stadio con papà, seguivo la partita e andavo via. Non ho mai legato con le altre fidanzate o mogli. Ma per scelta. Essere la moglie dell’allenatore mi espone un pò di più ma io rimango sempre defilata. Ho partecipato solo a cene ufficiali, il lavoro per me è distinto da tutto il resto. Gli amici che frequentiamo sono al di fuori del calcio anche se siamo in buonissimi rapporti con tutti.

Ricordi una difficoltà nella carriera di Carmelo che oggi alla luce dei nuovi eventi vi fa sorridere?

Una su tutte: tornando dal viaggio di nozze a Carmelo comunicano che non fa più parte della rosa del Benevento. Un brutto colpo: ti sposi e all’improvviso sei senza lavoro. Abbiamo trascorso mesi a decidere, sempre insieme, cosa fare e se era il caso di andare via da Benevento. Poi la svolta con la proposta della stessa società di intraprendere la carriera di allenatore. Scelta, sofferta, ma io l’ho incoraggiato a voltar pagina, tanto prima o poi sarebbe successo.

Che piazza vedi bene per Carmelo?

Il Napoli, perché no. Lì si è formato, è il posto giusto per lui. Aldilà della piazza gli auguro solo di tornare presto sul campo, di riprendersi con la forza tutto ciò a cui ha dovuto rinunciare in questi mesi, di gustare tutto il meglio che la vita può dare. E che venga ovunque rispettato perché è  un uomo vero, dolce, umile. E forte.

In tutte le storie che si rispettino c’è una morale. La tua?

Sembrerà strano ma ho imparato che si deve vivere con un pizzico di superficialità, con più leggerezza. Dedicarsi di più alla famiglia, che il lavoro per quanto importante, deve venire sempre dopo. Nei momenti difficili è la famiglia il vero sostegno e non puoi rimproverarti di  essere stato poco presente. E poi sorridere di più. Doniamo sempre un sorriso, ad un figlio, a un marito,a una madre, a chiunque, anche se siamo molto stanchi. Il sorriso sarà la nostra forza. Per me è così.

Parola di Valeria Imbriani