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VANGIONI SLIDING DOORS: DALLA NAFTALINA AL FEBBRAIO DA RICORDARE

08.02.2017 | 09:25

Vangioni

Il 7 e l’8. No, non ci riferiamo alla simpaticissima commedia di Ficarra e Picone risalente a qualche anno fa. Ma ai giorni di questo inizio febbraio che, comunque vada, Leonel Vangioni mai dimenticherà. Ieri il laterale del Milan ha provato la gioia più grande che la vita possa regalare, con la compagna Mariana che ha dato alla luce la piccola Nina. Mentre oggi  il 29enne argentino, munito anche di passaporto italiano, dovrebbe, finalmente, avere la sua chance in campo. Il condizionale è d’obbligo, si suol dire in questi casi, anche perché Montella in questa stagione mai lo ha preso realmente in considerazione, reputandolo evidentemente non ancora pronto dal punto di vista difensivo. Al punto che domenica scorsa contro la Samp, in piena emergenza, il tecnico rossonero ha preferito adattare Romagnoli sulla fascia sinistra. Ma oggi, al Dall’Ara di Bologna, per Leo dovrebbe finalmente scoccare l’ora dell’esordio dal primo minuto. L’emergenza si è acuita, con Calabria andato a raggiungere in infermeria Antonelli e De Sciglio, e l’Aeroplanino sembra essersi convinto: basta gente fuori ruolo, l’attuale crisi (certificata dalle quattro sconfitte consecutive, Coppa Italia compresa) non rappresenta un humus fertile per ulteriori esperimenti. Gara, quella contro i felsinei, valida per il recupero della diciottesima giornata di Serie A, rinviato lo scorso dicembre in vista della Supercoppa italiana. Bei tempi, quelli, per un Diavolo che veleggiava nelle altissime sfere della classifica, si prendeva le copertine con il suo progetto giovani e andava a trionfare a Doha, ai rigori sulla pelle della ben più quotata Juventus. Il calcio però è così, dalle stalle alle stalle il passaggio può essere breve e dolorosissimo. Così come è vero che spesso, nella carriera di un calciatore, per quanto non sia il massimo le contingenze hanno la loro bella rilevanza. E Vangioni, grazie alla malasorte che ha tolto di mezzo i competitor, si ritrova perlomeno nelle condizioni di scelta pressoché obbligata del suo allenatore. Poco male, almeno potrà far parlare il campo e provare a dimostrare di essere all’altezza della pesante maglia che indossa.

Quando nel febbraio del 2016 febbraio Adriano Galliani preannunciò l’arrivo del Piri a parametro zero (pezzo forte del suo recente repertorio), con effetti a partire dal primo luglio successivo, in pochi si sarebbero aspettati di doverne parlare come una sorta di oggetto misterioso. Sia perché sulla fascia sinistra del Milan da tempo non staziona più Paolo Maldini, sia perché il sudamericano in patria godeva di un’ottima considerazione, al di là delle 3 presenze in Nazionale scaglionate nel tempo. Tant’è che il River Plate non gli permise di anticipare il suo arrivo in Italia, Gallardo lo volle con sé fino al termine dell’annata scorsa. Invece Montella fin qui lo ha tenuto in naftalina: zero minuti zero fino al 16 gennaio quando, ironia della sorte, lo fece debuttare – con uno spezzone da 3’ – proprio contro il Torino di quel Sinisa Mihajlovic che un anno fa aveva caldeggiato il suo acquisto. Poi altri 16 minuti nella nefasta sconfitta di Udine, che si è portata via Jack Bonaventura per il resto della stagioni. E adesso la probabile “prima” per il ragazzo nato a Villa Constitución, provincia di Santa Fe, il 5 maggio del 1987 e cresciuto calcisticamente nel locale Club Atlético Riberas. Il 2006 fu l’anno del trasferimento al Newell’s Old Boys, con cui debuttò quasi subito in prima squadra nella sconfitta contro l’Independiente. Ben 167 le presenze accumulate con il club di Rosario dall’esterno, impiegabile anche a centrocampo e da sempre più propenso alla fase di spinta, con 7 gol e 10 assist all’attivo. Il 20 dicembre del 2012, quindi, si concretizzò il grande salto al River Plate: 125 presenze, 5 reti e 8 assist tra le file dei Millonarios, con quattro importantissimi trofei portati in bacheca al Monumental: 1 campionato argentino, 1 Copa Sudamericana, 1 Recopa Sudamericana e, soprattutto, la Copa Libertadores che Leo si è persino tatuato sul polpaccio. Infine, il sogno Milan che fino a questo momento si è rivelato piuttosto deludente, con il padre-agente che nei mesi scorsi aveva comprensibilmente paventato una immediata cessione a gennaio, si era parlato anche di Sporting Lisbona, Siviglia e San Lorenzo. La società rossonera però è stata di diverso avviso e adesso, finalmente, questo febbraio da slinding doors serve la tanto agognata occasione a Leonel Vangioni, che a partire da stasera dovrà dimostrare di aver colmato, o quantomeno ridotto, il gap tattico con il quale chi viene dal Sudamerica è sempre chiamato a fare i conti. Mal che vada Piri d’ora in poi avrà sempre un motivo per sorridere, il più importante: la sua Nina.

Foto: Twitter Milan