Ventura: “Difficile smaltire la delusione azzurra, ma voglio tornare in panchina. Su Mancini, la Juve, De La e il Bari…”
Gian Piero Ventura, ormai ex commissario tecnico della Nazionale italiana, ha parlato toccando vari argomenti ai microfoni di
Radio Uno Rai:
"E' stata la più lunga, ma non solo per le vicende legate alla Nazionale. Erano molti anni che non vivevo un'estate a pieno a causa delle preparazioni. Però mi ha dato la possibilità di riflettere e rigenerarmi. Smaltita la delusione azzurra? E' difficile smaltire perché ciò che è successo è qualcosa di epocale. E' un discorso però ormai chiuso perché ho voglia di ripartire aprendone uno nuovo. Il campionato appena iniziato? E' prematuro perché come tutti gli anni si parte con mille commenti che poi vengono disattesi dopo tre mesi. E' troppo presto per dare giudizi. La Juventus prende Ronaldo dopo 7 scudetti e dunque resta la super favorita. Il Napoli è rimasta la squadra dello scorso anno, ma ha recuperato Milik perdendo però Jorginho e Reina. E' arrivato Ancelotti che è il nuovo allenatore del Napoli, in un contesto particolare. Gli va dato il tempo necessario per intervenire. Roma e Inter hanno le stesse ambizioni di sempre con una partenza deficitaria. Il gruppo delle inseguitrici ha deluso in queste prime tre gare. La Juve è la squadra da battere e le altre devono rimboccarsi le maniche per provare a compiere un'impresa storica. Che sentimenti provo a guardare la Nazionale? Io sono da sempre un tifoso della Nazionale, perché l'azzurro è un valore che pesa. La guarderò con grande passione e tifo, sperando che Mancini possa avere il tempo di lavorare col materiale che c'è. Avventura tosta per Mancini? Questo accadeva anche prima, ovvero i giovani giocano poco e disputando poche coppe internazionali. C'è un'infornata incredibile di potenziali grandi talenti. Il giorno in cui potranno esprimersi, sarà l'inizio di un qualcosa di straordinario per la nostra Nazionale. Come vedo la decisione di Mancini di convocare giovanissimi come Zaniolo e Pellegri? Io credo che sia soprattutto per vedere di persona questi ragazzi. Non penso che ci sia la strategia di sfruttare immediatamente questi giocatori. E' un'idea che portavamo avanti anche noi con gli stage. Eliminati questi stage, è per questo che chiama i giocatori giovani per verificare le qualità di questi giovanissimi talenti. Voglia di tornare su una panchina? Ho grande voglia, mai come in questo momento. Ho voglia perché è la mia vita e perché voglio rispondere sul campo e non a parole. Sento la necessità di tornare in campo, un desiderio feroce. Ho ricevuto un'offerta concreta dalla Serie A con un club che però non condivideva i miei programmi e dunque è finita lì. Perché il Bari è sprofondato così in basso? Il calcio è figlio della programmazione. Senza una società alle spalle è impensabile portare avanti un club. Il Bari è figlio di una cattiva gestione e di una mancanza assoluta di programmazione. E' la logica conseguenza di ciò che è stato seminato. Mi auguro che De Laurentiis possa fare le stesse cose fatte col Napoli. Bari è una piazza che faceva 60mila spettatori a partita e penso che abbia il diritto di riprendersi quello che merita, ovvero la Serie A. Ricominciare dalla Serie B? Quando ho detto che ho voglia di dare risposte e fare calcio, intendevo dire a prescindere. Se non c'era una condivisione tecnica in Serie A, se ci fosse la possibilità di fare calcio potrei anche ripartire in B. Non posso pensare che dopo 32 anni di calcio da allenatore, fatti da risultati e plusvalenze, il mio percorso venga cancellato. Voglio ripartire da dove mi sono fermato. Il Torino? Ogni tanto mi sento con Cairo. Ho scritto anche due righe pubblicamente al presidente dopo l'esperienza che abbiamo condiviso. Mentre facevamo dalla Serie B all'Europa, facevamo anche plusvalenze. Giocavamo per vendere ciò che producevamo. Ho fatto gli auguri al presidente. Insieme al Sassuolo hanno fatto la migliore campagna acquisti del campionato e penso che saranno le due sorprese della Serie A. I giovani devono andare esperienza e non è detto che debbano farla all'estero. Immobile è un esempio: venne a Torino dopo un'annata complicata per poi ripartire malamente all'estero dove non giocava, fino al ritorno in A con la Lazio dove è tornato a segnare alla grande. Il vero grande problema dell'Italia è che il risultato è l'unica cosa che conta e ci sono pochi allenatori coraggiosi che guardano avanti mandando in campo i giovani. Credo che mai come in questo periodo ci sia un'infinità di giocatori che non giocano e che se giocassero potrebbero diventare lo zoccolo duro della Nazionale. Perché gli allenatori sono così diffidenti nei confronti dei giovani talenti? Gasperini ad esempio ne ha fatti giocare tantissimi. E' evidente che le società che ambiscono alla vittoria del titolo non hanno il tempo per inserire giovani talenti. Stesso discorso vale per chi si deve salvare. Il Torino, nella mia esperienza, abbiamo preso giocatori come Darmian dalla Primavera del Milan e abbiamo avuto il coraggio di lanciarlo. E' il sistema che spesso ti costringe a fare delle scelte non positive per i talenti. L'aspetto tecnico nelle scuole calcio è diventato secondario ed è un problema. Prima gli allenamenti erano pieni di tecnica individuale, oggi invece si parla troppo di tattica. L'aspetto tecnico dovrebbe essere prioritario rispetto a tutto il resto. E' un cambiamento, negli anni, che ha peggiorato il nostro modo di fare calcio. Se tu incontri uno svedese per strada cosa fai? Non cambio certo marciapiede, ma non vado più a comprare mobili all'Ikea. L'eliminazione dal Mondiale? Contro la Svezia solo il risultato è stato drammatico. Buffon non ha mai fatto una partita in due partite. Abbiamo subito un gol per una deviazione e abbiamo sbagliato gol pazzeschi. Come l'Atalanta che ha dominato due partite col Copenaghen e poi è uscita ai rigori. Ventura capro espiatorio? Nel calcio la prima cosa che insegnano nel settore giovanile è che si vince e si perde in undici. Nel calcio la squadra è prioritaria su tutti. Non si può vincere o perdere da soli". Foto: vivoazzurro