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VENTURA, LIBIDINE AZZURRA

08.06.2016 | 10:39

Albenga, Rapallo Ruentes e Giarre. Tre nomi di squadre che non hanno mai sfondato nel calcio professionistico. Formazioni che potranno forgiarsi dell’onore di esser state guidate da un tecnico di una Nazionale italiana. Perché Giampiero Ventura, commissario tecnico degli azzurri dal prossimo luglio e per il prossimo biennio (circa 1,5 milioni a stagione di ingaggio), è partito da lì. Non proprio in realtà, visto che ha fatto cinque anni alla Sampdoria tra giovanili e vice di Enzo Riccomini alla prima squadra. Ma allora perché abbiamo elencato queste tre squadre? Non era più semplice partire dal Torino dei miracoli o dalle promozioni? No. E’ un elogio a quella che in gergo, ma non troppo, si chiama ‘gavetta’. Perché se Giampiero Ventura è arrivato sin qui, è per questo. Dopo aver calcato campi fangosi e magari seduto su panchine con il seggiolino cigolante. Ma è da lì che è partita la carriera di un allenatore che, passo dopo passo ed anno dopo anno, è riuscito ad arrivare fino alla panchina più ambita, a suon di risultati e qualche esonero. La prima panchina fu nel 1976 (all’epoca 28enne): 40 anni e 27 squadre dopo l’esordio,  ecco l’apice. Il sogno azzurro che si concretizza.

Eppure c’è scetticismo sulla sua scelta. Quante volte abbiamo sentito alzare il dito ed osservare che l’attuale tecnico non ha mai allenato una big. Una scelta che ha portato avanti con decisione Carlo Tavecchio, con i rumors di una sponsorizzazione renziana per Montella. Eppure i risultati parlano per Ventura, malgrado il suo ‘best’ in carriera parli di un settimo posto in Serie A. Perché dalla prima promozione sul campo con l’Entella Bacarezza (che poi muterà in Virtus Entella) dall’Interregionale alla C2 (1984-85), ne sono arrivate altre cinque. Pistoiese dall’Interregionale alla C2 (90-91), il doppio salto con il Lecce, portato dalla C1 alla A in due stagioni (95-97), Cagliari, dalla B alla A (97-98) e infine Torino (11-12). Totale sei promozioni, più nove campionati di Serie A (Cagliari, Udinese, Messina, Bari e Torino). Promozioni in città importanti, di tradizione, e per questo non semplici. Oltre a questo, c’è anche qualche record. Come quello di essere il primo allenatore di una squadra italiana a sbancare il San Mames di Bilbao nelle due annate da ricordare con il Torino. Come aggiungere il derby con la Juventus vinto dopo 20 anni dall’ultima volta. Oppure dei tanti giovani che in questo momento compongono la Nazionale azzurra: da Bonucci (al Bari) ad Immobile, passando per Abate (Napoli), Darmian e Cerci (Torino) e Iaquinta (Udinese), oppure quelli lanciati nelle selezioni giovanili come Benassi e Baselli che presto vestiranno quella più ambita. Tavecchio l’ha definito “un maestro di calcio”, mai parole furono più giuste.
Gioventù ed esperienza a braccetto per lui, che a 68 anni è il secondo allenatore più datato di tutta la storia della Nazionale dopo il solo Fulvio Bernardini (vi arrivò a 69 anni). Ma si presenta con il curriculum di scopritore i giovani. Prenderà il posto di Antonio Conte, per la seconda volta in carriera: infatti la prima volta è stato nell’estate 2009, quando Ventura sostituì l’ex bianconero che aveva appena dato le dimissioni. Ed è proprio a Bari che si guadagna l’appellativo di mister Libidine, dovuto ad una sua battuta in conferenza stampa (“Alleno per libidine…”). Una missione non semplice quella di Ventura, che dovrà portare un movimento azzurro fino a Russia 2018 ad essere protagonista. Noi ce lo auguriamo…
Foto: torinofc.it