Verratti, il predestinato
19.06.2012 | 22:08
Non dimenticherò giovedì 8 marzo: una sera, in trasmissione, parlai di Marco Verratti alla Juve. Una primizia assoluta: lo avevano accostato a tanti club, ma della Juve nessuna traccia. Da quel giorno a queste ore è stato un balletto infinito: ci hanno provato in tanti ad inserirsi, concretamente più degli altri è stato il Napoli a fare le proposte più allettanti. Il Psg ci aveva fatto più di un pensiero, ma poi le vicende Thiago Silva e Lavezzi hanno assorbito le ore e le meditazioni di Leonardo.
Il personaggio è proprio Verratti: classe ’92, piedi di velluto, l’erede naturale di Pirlo. Possiamo anche caricarlo di responsabilità, lui – tra le altre doti – ha anche la saggezza di un venticinquenne, non si corre il minimo rischio che possa montarsi la testa. Un giorno ascoltai in tv che lo avevano accostato ad Ambrosini: bestemmia. E’ proprio Pirlo: il passo elegante, il lancio da quaranta metri, la personalità e anche il carisma. Nell’estate del 2011 la Roma avrebbe potuto prenderlo per due milioni in comproprietà: disse no, un errore vero. Lo scorso marzo la Juve ha traccheggiato troppo, altrimenti avrebbe potuto spendere cinque milioni. Perché da quel momento Verratti ha giocato una partita migliore dell’altra, ha preso per mano il Pescara, in pochi mesi la sua valutazione si è raddoppiata: da cinque a dieci milioni, contropartite tecniche comprese.
Sono sincero, ho avuto il piacere di fare da apripista per Verratti alla Juve. Era l’8 marzo, oltre tre mesi dopo tutti i tasselli sono andati a posto. E la Juve di sicuro non si pentirà.