VIALLI: INDIMENTICABILE
07.01.2023 | 13:30
Il mondo del calcio, non solo italiano, piange la scomparsa di Gianluca Vialli, ex bomber degli anni ’80 e ’90, ricordato da tutti non solo per le sue abilità nel rettangolo di gioco, ma anche per la sua umanità, per il suo sorriso, per come si è sempre espresso per un compagno, un amico. Una persona straordinaria, che lascia un vuoto enorme. Vialli è stato stroncato da un tumore al pancreas, una sentenza letale. Una malattia che aveva scoperto nel 2017 e che in 5 anni lo ha portato via, poco alla volta. Vialli ha affrontato il terribile male con grande forza e dignità, senza abbattersi, senza arrendersi, continuando a sprigionare energia positiva e grande serenità, nonostante il male che stava provando.
Fino all’ultimo ha fatto ciò che desiderava, lavorare per la sua passione, per il calcio, per quel pallone che ha sempre amato, fin da quando aveva riccioloni in testa.
Classe 1964, di Cremona. Vialli è considerato tra i migliori centravanti degli anni ottanta e novanta del XX secolo, rientra nella ristretta cerchia dei calciatori che hanno vinto tutte e tre le principali competizioni UEFA per club (Coppa delle Coppa, Coppa Uefa e Champions League), unico fra gli attaccanti. Vincitore di numerosi trofei in campo nazionale e internazionale, è stato capocannoniere dell’Europeo Under-21 1986, della Coppa Italia 1988-1989 — in cui ha stabilito, con 13 reti segnate, il record assoluto di realizzazioni in una singola edizione del torneo —, della Coppa delle Coppe 1989-1990 e della Serie A 1990-1991.
Tra il 1985 e il 1992 ha totalizzato 59 presenze e 16 reti nella nazionale italiana, prendendo parte a due Mondiali (Messico 1986 e Italia 1990) e un Europeo (Germania Ovest 1988); al suo attivo anche 21 gare e 11 gol con l’Under-21, con cui ha disputato due Europei di categoria (1984 e 1986). Con la Nazionale il suo rammarico maggiore, per non aver inciso, come desiderava, nel Mondiale del 1990, dove era atteso come una delle stelle più importanti. Nel Mondiale del 1994, non sarà protagonista, visto che la sua esperienza in Nazionale si chiuderà nel 1992, a soli 28 anni. Più volte candidato al Pallone d’oro, si è classificato 7º nelle edizioni 1988 e 1991.Nel 2015 è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano.
Era soprannominato “Stradivialli“. Un soprannome che gli diede Gianni Brera, per la dolcezza del violino (da Stradivari, cremonese, grande musicista e costruttori di violini) e quel prefisso che sa di strapotere fisico: anche se l’avvocato Agnelli, alla Juve, lo nominò “Michelangelo”.
Gianluca inizia la sua carriera dalla sua Cremona, giocando nelle giovanili della Cremonese dal 1978 al 1981. Debutta in Serie C1, nel 1981, dove colleziona solo 2 presenze nell’anno della promozione in B. Nel 1981-82 esordisce in Serie B, e inizia a giocare e segnare con continuità. Nei quattro campionati con la maglia grigiorossa riporta 105 presenze e 23 gol, imponendosi all’attenzione degli addetti ai lavori nella stagione 1983-1984 quando, pur impiegato dall’allenatore Emiliano Mondonico come tornante di fascia, riesce a mettere a referto 10 gol che lo fanno emergere tra i protagonisti di una Cremonese che, dopo 54 stagioni, ottiene la promozione in Serie A. Nell’estate 1984 passa alla Sampdoria in uno scambio con Alviero Chiorri. Inizierà un’avventura straordinaria con i colori blucerchiati. Il primo gol in Serie A arriva nel dicembre 1984, contro l’Avellino al Marassi. Al termine della stagione si aggiudica la Coppa Italia, primo trofeo della storia blucerchiata, segnando al Milan nella finale di ritorno. La vittoria della coppa gli permette, nell’annata 1985-1986, di esordire nelle competizioni europee facendo registrare 4 apparizioni in Coppa delle Coppe.
Nel primo biennio alla Samp, non rende al massimo, venendo spesso schierato esterno d’attacco dall’allora allenatore Bersellini. Nel 1986, con l’arrivo di Boskov, le cose cambiano incredibilmente e la Samp inizia a scrivere pagine di storia. Boskov schiera in attacco la coppia d’oro del calcio italiano, i gemelli del gol Vialli-Mancini.
Con Mancio a rifinire alle sue spalle, a partire dalla stagione 1986-1987 Vialli si afferma definitivamente tra i migliori attaccanti della sua generazione. Contribuisce alla conquista di altre due Coppe Italia nelle annate 1987-1988 (con un gol al Torino nella finale di andata) e 1988-1989: miglior marcatore di quest’ultima edizione con 13 reti, va nuovamente a segno in finale, nel retour match contro il Napoli di Maradona. Frattanto il 6 ottobre 1988 realizza la prima rete nelle coppe europee, che è anche la centesima in carriera. Nel 1990, è capocannoniere in Coppa delle Coppe, trascinando la Samp al primo storico titolo europeo.
Dopo la delusione del Mondiale 1990, il 1990-91 è un anno storico. La Sampdoria, trascinata dalla coppia d’oro, vince il primo storico scudetto, con Vialli capocannoniere della Serie A, con 19 gol. Lo cercano il Milan e la Juve, ma Vialli resta un altro anno, e per poco non scrive la leggenda con la Samp, che in campionato non ripete il successo dell’anno prima, ma in Coppa dei Campioni, centra una clamorosa finale, persa poi solo ai supplementari contro il Barcellona di Cruyff, con un gol di Koeman.
E’ l’ultima gara con la Samp, che saluta dopo 321 partite e 109 gol. Passa alla Juventus nell’estate 1992, per circa 40 miliardi di lire, all’epoca la cifra più alta mai spesa per un giocatore, andando a formare con Roberto Baggio una coppia strepitosa e con un giovane in rampa di lancio come Ravanelli e dalla stagione successiva con Del Piero.
Sotto la guida di Trapattoni, la Juve vince la Coppa Uefa nel 1993, ma Vialli accusa qualche difficoltà di ambientamento a cui si sommano numerosi infortuni Non trova con Baggio lo stesso affiatamento avuto alla Sampdoria con Mancini. Nel 1994-95, arriva Marcello Lippi alla guida della Juve, Baggio si fa male e Vialli diventa trascinatore di quella squadra, insieme a Ravanelli, che porterà allo scudetto e alla vittoria della Coppa Italia, la quarta in carriera per lui. Juve che perderà la finale ci Coppa Uefa contro il Parma.
La Juve, capendo che Baggio è ormai un peso, decide di puntare sul giovanissimo Del Piero e libera spazio a Vialli, che diventa capitano nella stagione della storia. 1995-96. Vialli trascina i compagni di squadra ai trionfi in Supercoppa italiana, ultimo trofeo nazionale che ancora mancava alla bacheca juventina, e soprattutto in UEFA Champions League: segna due reti nell’arco dell’edizione, una a testa nelle gare di semifinale contro il Nantes-Atlantique. La vittoriosa finale di Roma contro l’Ajax (ultima Champions vinta dalla Juve) è la sua ultima apparizione per il club torinese, con cui ha disputato 145 partite e realizzato 53 gol.
Passa al Chelsea, dove rimase fino al 1999 come calciatore. A Londra ritrova compagni di Nazionale come Di Matteo e Zola. Il helsea si rilancia dopo decenni di anonimato. Dopo la vittoria in FA Cup nell’annata d’esordio, un’affermazione a suo modo storica poiché il primo, importante trofeo in casa Blues da oltre un quarto di secolo a quella parte, in quella seguente l’avventura londinese di Vialli pare destinata a concludersi precocemente, per via degli ormai pessimi rapporti con il player manager Ruud Gullit. Tuttavia nel febbraio 1998, con una mossa a sorpresa, il presidente del club Ken Bates promuove proprio l’italiano nel doppio ruolo, allenatore e giocatore, al posto del dimissionario olandese. In queste vesti, e facendo presto ricredere i più, guida i compagni di squadra a un glorioso finale di stagione grazie alle affermazioni in Football League Cup e in Coppa delle Coppe.
Nel 1998-99, vince la Supercoppa Europa contro il Real Madrid, che aveva battuto la Juve in finale di Champions. Prova a competere contro lo United in Premier, ma i Red Devils di Ferguson sono imbattibili e vincono tutto quell’anno. Si ritira dal calcio nel 1999 e inizia la carriera solo da allenatore. Continuando il suo percorso nel Chelsea.
Lascerà nel 2000, dove nell’ultima stagione vince comunque la Charity Shield contro il Manchester Utd: è il quinto trofeo conquistato in meno di tre anni, fatto che lo rende il tecnico più vincente della storia del club fino a quel momento. Ciò nonostante viene licenziato il 12 settembre 2000, dopo cinque partite dall’inizio dell’annata, causa un avvio stentato e screzi con vari elementi dello spogliatoio (tra cui Deschamps ex compagno alla Juve, Petrescu e Zola), venendo sostituito da Claudio Ranieri.
Il 3 maggio 2001 accetta la proposta del Watford, squadra della First Division inglese. Nonostante i grandi e costosi cambiamenti che effettua nel club di Elton John, non ottiene che un quattordicesimo posto in campionato e viene licenziato il 15 giugno 2002, dopo solo una stagione.La stagione alla guida degli Hornets è l’ultima della sua breve esperienza da allenatore: nel quindicennio seguente si dedica prettamente alla carriera televisiva di opinionista e analista calcistico. E anche da dirigente, con la FIGC che lo chiama nel 2019, come capo delegazione della Nazionale italiana con cui, insieme a Roberto Mancini, proprio a Wembley, 30 anni dopo la sconfitta con la Samp in Champions, vince la Coppa degli Europei con l’Italia.
Gianluca è stato un centravanti completo, dotato di tecnica, velocità, dinamismo, forza fisica e resistenza agli sforzi prolungati; in qualche occasione fu impiegato anche a centrocampo, dove faceva valere la propria abilità nel pressing e nella gestione del pallone. Tatticamente preparato, era un leader carismatico, dal carattere forte: a detta di Vujadin Boškov, queste doti lasciavano presupporre che Vialli avesse la stoffa dell’allenatore; ruolo, quest’ultimo, che l’attaccante cremonese iniziò a ricoprire ancor prima di ritirarsi dal calcio giocato.
Mancherà la sua determinazione, la sua bontà, ma anche forza d’animo. Qualità di vero leader, riconosciuto da tutti.
Perché Vialli resterà indimenticabile.
Foto: Instagram personale