Il tempo passa per tutti, in ogni ambito della nostra esistenza. Così anche nel calcio, così anche per i più illustri esponenti di questo sport. Un club esclusivo a cui è iscritto da tempo immemore Vicente Del Bosque, calciatore di valore prima che autentico cannibale della panchina. Ieri le sue dichiarazioni al quotidiano spagnolo As che hanno chiarito il suo futuro. "Lascerò la panchina della Spagna dopo Euro 2016. Di certo, non lo farò prima". Parole che non necessitano di ulteriori approfondimenti. La sua volontà è ormai chiara, una decisione dovuta anche al progressivo smantellamento (per ovvi motivi anagrafici) dell'armata vincente che ha condotto la Roja agli strabilianti successi dal 2010 al 2012, inaugurati nel 2008 quando però il baffuto mister non era ancora lì dove siede oggi. Tre nomi su tutti: Puyol, Xabi Alonso e David Villa, pezzi da novanta sia nei rispettivi club (non a caso Real Madrid e Barcellona) che in Nazionale. "Sono stati degli eroi, giocatori straordinari, ma bisogna guardare avanti, non possiamo lasciarci prendere dalla nostalgia", l'amara constatazione del ct iberico. Scelta di vita su cui dunque hanno pesato attente valutazioni tecniche e di stimoli. Nessun condizionamento dovuto alla situazione politica in Catalogna che potrebbe influire sullo spirito del gruppo. "Le tensioni sociali e politiche non sono mai entrate e non lo faranno adesso nel nostro spogliatoio".
Nato a Salamanca il 23 dicembre del 1950, Del Bosque inizia la propria carriera da calciatore con la maglia del Plus Ultra, dopo tre anni passati tra le giovanili della squadra della propria città e di quelle del Real Madrid. Dal 1969 al 1973 esperienze minori (Castellòn e Cordoba le altre squadre in cui ha militato), prima del decisivo, prestigioso e definitivo salto di qualità alle Merengues, stavolta in prima squadra. Dal 1973 al 1984 diventa un vero e proprio veterano: in undici stagioni colleziona 239 gettoni di presenza e 14 reti, portando soprattutto a casa 5 scudetti, 4 Coppe di Spagna e la convocazione in Nazionale (con cui è sceso in campo in 18 occasioni, siglando anche un gol).
Senza pause né rilassamenti, dal 1985 intraprende la nuova esperienza in panchina. E per lui è una progressiva scalata verso la vetta. Il proprio destino e quello dei Blancos sono legati in modo indissolubile: da mister delle giovanili, a tecnico a interim, fino ad arrivare a essere l'allenatore a tutti gli effetti, dopo essersi guadagnato la fiducia a suon di risultati. E' il 17 novembre del 1999 e per il Real Madrid, fresco di esonero ai danni di John Toshack, può partire l'exploit: in quattro stagioni Del Bosque riesce a portare nella capitale iberica 2 scudetti, 1 Supercoppa di Spagna, 2 Champions League, 1 Supercoppa europea e 1 Coppa intercontinentale. Nella "Hall of fame" dei madrileni c'è una casella enorme anche per il suo nome.
Nel giugno del 2003 il presidente Florentino Perez, all'indomani della vittoria della Liga, prende una clamorosa decisione: no alla conferma del tecnico più vincente della storia recente del Real, giustificando la sua scelta con la mancata vittoria dell'ultima edizione della Champions League. Poco male per Del Bosque: dopo un'infelice parentesi di sei mesi al Besiktas e un'annata da direttore sportivo del Cadice, ecco che si spalancano le porte della Spagna. Il 16 luglio del 2008 la Federcalcio iberica gli affida ufficialmente la guida tecnica della squadra, reduce dalla vittoria degli Europei del 2008. Nella prima competizione di una certa importanza, l'allenatore di Salamanca ottiene un convincente terzo posto alla Confederations Cup del 2009. Un risultato sportivo nemmeno minimamente paragonabile a ciò che accadrà di lì a poco. Sono i fatti a collocarlo nell'Olimpo di questo sport: l'11 luglio del 2010 arriva il primo storico Mondiale della Roja, il 1 luglio del 2012 ecco l'Europeo (battendo 4-0 in finale l'Italia). Una doppietta incredibile che pone la Spagna in cima al mondo. A livello personale, Del Bosque è padrone di un primato invidiabile: è l'unico allenatore nella storia ad aver messo nella propria bacheca il titolo mondiale ed europeo sia con la Nazionale che con il proprio club. I riconoscimenti a cascata sono la naturale conseguenza di tutto ciò: Commissario tecnico dell'anno Iffhs nel 2009, 2010 e 2012 e Fifa World Coach of the Year tra gli allenatori maschili nel 2012.
Il recente flop in Brasile non potrà mai scalfire una carriera costellata di trionfi prestigiosi ed epocali. La nuova sfida adesso si chiama Euro 2016, sbarcato in Francia: l'ultima tappa di un cammino gloriosamente vincente per Del Bosque. Un altro tassello dell'immenso puzzle pallonaro che sta per disperdere le proprie tracce: chissà che, prima di uscire di scena, non riesca a regalare al popolo della Roja un'ultima incredibile perla...