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Vidal: “Troppe partite, il calcio non è schiavitù. È anche una questione di salute mentale”

26.05.2022 | 12:21

Arturo Vidal, centrocampista dell’Inter, ha realizzato un’intervista con la FIFPRO, il sindacato internazionale dei calciatori: “L’esposizione accumulata ci mette a rischio come giocatori, perché può non solo ridurre le nostre prestazioni ma anche abbreviare le carriere di molti colleghi – ha detto – Dobbiamo essere responsabili e pensare insieme a tutti gli attori come ridurlo. Questa situazione colpisce soprattutto i giocatori che devono percorrere lunghe distanze per giocare le loro partite, come i sudamericani. Non è come l’Europa, dove tutto è più vicino. Facciamo rispettare i protocolli; questa è la chiave. Tutti raccomandano di attuare e far rispettare i periodi di riposo, sia mentre giochiamo nei nostri campionati o durante il periodo di ferie legali. Come in qualsiasi lavoro, è essenziale allontanarsi dalle funzioni che svolgiamo quasi tutto l’anno. È anche una questione di salute mentale.

I nostri sindacati ci informano da molto tempo su questo problema sulla base dei dati forniti dalla piattaforma di monitoraggio del carico di lavoro FIFPRO. Sappiamo che misura la saturazione delle partite, esaminando il numero di minuti che i giocatori giocano consecutivamente. Noi giocatori dobbiamo essere in grado di lottare contro questo per le nostre carriere, per le famiglie, ma soprattutto per lo spettacolo. Non possiamo essere esposti a questi parametri. Il calcio è una festa sociale, non un centro di schiavitù“.

Foto: Twitter Inter