WALTER IL CITTADINO “ONORARIO”

Categorie: Editoriale
Dal 30 maggio 2007 Walter Mazzarri è cittadino onorario di Reggio Calabria. Merito dei risultati ottenuti sul campo, compresa una salvezza malgrado una forte penalizzazione (15 punti iniziali, poi ridotti a 11, sembrava un'impresa impossibile). Merito suo, ma anche della squadra e della società, non ci sono esclusivisti. Walter Mazzarri cittadino onorario, benissimo. Ottima scelta, e ci vorrebbero quintali di ironia, dopo le sue dichiarazioni rilasciate alla "Gazzetta dello Sport", ieri a margine di Cesena-Inter. Testuale, rispondendo a chi gli parlava dei fischi pre-partita: "Ho vissuto di peggio, a Reggio Calabria dovevo andare scortato dai carabinieri, tiravano i bastoni. Ma a Milano la gente per strada si complimenta, magari è la stessa che fischia...". Difficile, Mazzarri, perché ci sarebbe poco da complimentarsi: l'Inter non ha un gioco. E anche se i suoi amici mediatici dicono che la colpa è di Thohir, la colpa è soltanto sua: Walterino nostro ha un organico rispettabile che non giustificherebbe prestazioni inguardabili. Si può perdere e si può vincere, ma bisogna tutelare un minimo di prestazione. Andando oltre il solito canovaccio, contropiede e via. Un canovaccio che può pagare in provincia. Ma poi, stringi stringi, devi dimostrare di essere da grande squadra. Da Inter. 
E qui vengono fuori determinanti limiti del nostro amico, uno che evidentemente quando parla non si rende conto di cosa dice e di chi offende. Il problema non è la cittadinanza onoraria, la colpa è piuttosto di chi gliel'ha data. Il signor Mazzarri ricorda Reggio Calabria, città che evidentemente conosco bene, per i bastoni e perché i carabinieri lo scortavano. Un signore, Mazzarri. Eppure gli hanno messo la medaglia al petto, dalle mie parti... Sarebbe come se uno, dopo aver lavorato una vita con tizio o con caio, sputasse dentro quel piatto. Tanto, adesso ha un altro referente e il passato lo si può mettere tranquillamente alle spalle. Questa è la sintesi di Walterino: ricordo che quando era in Calabria telefonava una volta a settimana per ringraziare e riverire, poi ha fatto come quelli che interpretano il rapporto con il prossimo all'insegna di "usa e getta", manco fosse una lametta. Qualche anno dopo, aveva un contratto con la Samp, incontrò nell'ordine Lazio e Napoli, ci sono ancora oggi i testimoni oculari: voleva andar via e quando lui vuole andar via non guarda in faccia a nessuno, non conosce la forma, calpesta il rispetto. Ovvero pensa ai cavoli suoi, gli altri sono dei "numerini" da mettere sotto i piedi pensando di poterla sempre passare liscia.
Mazzarri troverà sempre il giornalista prestigioso che scriverà "la colpa è di Thohir" anche quando la sua squadra non ha un gioco. Ma diventa più importante riuscire a trascorrere un mese tranquillo, evitando di collezionare figuracce mediatiche. L'ultima settimana è stata memorabile: ha offeso Moratti che l'ha portato all'Inter, ha respinto al mittente una cittadinanza onoraria (che andrebbe cancellata immediatamente) parlando di Reggio Calabria come della città dei carabinieri e dei bastoni. E' riuscito a dire che quelli che lo fermano per strada a Milano e gli fanno i complimenti sono magari gli stessi che lo fischiano allo stadio. Un fenomeno, Mazzarri. Chissà cosa s'inventerà per il prossimo giro di carte: di solito, quando perdeva, la colpa al novanta per cento era degli arbitri. Lo stesso novanta per cento della tifoseria nerazzurra che, se la sua conferma andasse ai voti, avrebbe da tempo deciso per una svolta immediata. Si rende antipatico e forse neanche è riconoscente alle persone, per esempio l'avvocato Bozzo, che gli hanno messo sul piatto un alto contratto da 3,3 milioni netti per una stagione. Vogliamo dare un minimo di gioco all'Inter, almeno quel minimo che giustifichi un ricchissimo bonifico che riceve ogni mese con puntualità?
Così parlò Mazzarri, il cittadino "onorario". Saranno contenti quelli che, oltre sette anni fa a Reggio, si affrettarono a dare lustro scegliendo la persona giusta. La stessa che racconta, nel suo girovagare per l'Italia, i momenti belli vissuti in Calabria. Ci vuole coraggio. Lo stesso evidenziato nel non dare identità all'Inter dopo mesi e mesi di laboratorio con il suo illuminato staff. Dai Walter, almeno stavolta non è colpa degli arbitri. Forse.