Wenger e l’Arsenal non si mollano: il rinnovo più contestato di sempre

Arsene Wenger e l’Arsenal, ancora assieme. Ufficializzato il rinnovo (più contestato di sempre) fino al 2019 del longevo tecnico transalpino, che arriverà dunque a sfiorare i 23 anni sulla panchina dei Gunners. Una storia che parte dal lontanissimo 1 ottobre del 1993, con l’ultima stagione caratterizzata dai più forti scricchiolii mai registratisi. “Dopo la finale di Coppa d’Inghilterra incontrerò la società e conoscerete il mio futuro. Ma io vorrei ancora allenare qui, amo questo club con tutte le mie forze e spero me ne verrà data la possibilità, in passato ho rifiutato di tutto pur di restare”, così si era espresso Arsene dopo l’ininfluente successo contro l’Everton, all’ultima di Premier League, che aveva sancito l’esclusione dell’Arsenal dalla Champions League: uno smacco senza precedenti per la sua gestione, alla luce delle 20 qualificazioni consecutive alla massima competizione continentale per club. “Quella contro il Chelsea potrebbe essere la mia ultima partita qui”, aveva invece sibilato alla vigilia il 67enne santone francese, ma per sua fortuna, la finale di FA Cup i Gunners l’hanno portata a casa, sovvertendo il pronostico contro i Blues di Antonio Conte. Un successo salvifico e doppiamente da record, sia per il club (arrivato a 13 vittorie nella Coppa nazionale, che oltre Manica conta tantissimo), che per lo stesso Wenger, al settimo trionfo personale nella manifestazione. A tal riguardo, va detto che nel palmarès di Arsene si contano 3 Premier League (2004 l’anno dell’ultimo titolo, invero troppo lontano nel tempo), come detto 7 Coppe d’Inghilterra e 6 Community Shield. Sedici trofei e la finale di Champions League persa nel 2006 contro il Barcellona di Frank Rijkaard. A proposito, Wenger è l'unico allenatore al mondo ad avere perso le finali delle tre maggiori competizioni europee: a quella appena ricordata aggiungiamo anche quella in Coppa Uefa (con l’Arsenal nel 2000) e nella vetusta Coppa delle Coppe (con il Monaco nel 1992).  Ad ogni buon conto, sono rimaste deluse le migliaia e migliaia di tifosi che, in questo 2017, avevano disertato le esibizioni casalinghe, nella speranza di lanciare un segnale ai due azionisti di maggioranza (Kroenke e Usmanov, non in rapporti idilliaci). Tutto inutile, come erano stati inutili i cortei, gli aerei con la scritta “Wenger out” a sorvolare l’Emirates Stadium, i cartelli esposti senza soluzione di continuità, da “Tutte le belle storie hanno una fine” a “E’ tempo di cambiare - Arsenal Fc non Arsene Fc”, passando per un “Supportiamo la squadra, non il regime”.   Un menu che avrebbe indotto chiunque a levare le tende. Anche perché, a memoria, in Inghilterra mai c’era stato spazio per una simile contestazione ad un allenatore. In realtà forse nemmeno in Italia, terra delle polemiche calcistiche per eccellenza. Sono stati accontentati invece i nostalgici del vecchio Highbury, coloro che danno ancora fiducia a Wenger senza avvertire l’esigenza di un cambiamento che, forse, la terza società più blasonata di Sua Maestà, dopo 21 anni, avrebbe meritato. E pensare che da qui da noi in tanti avevano considerato - o considerano ancora - Allegri a fine ciclo dopo soli 3 anni (di vittorie!), quando invece è sulla cresta rischiando addirittura di centrare il Triplete. Chissà cosa penserà il buon Mourinho dell’ennesimo rinnovo del rivale Arsene, ci sembra già di sentirlo pontificare sul perdente di successo, come da lui più volte definito: “Se io per 13 anni non avessi vinto un campionato…”. Jody Colletti Foto: Daily Star, The Guardian, Daily Mirror