YILDIZ E I FINTI GIUDICI

Categorie: Editoriale
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Non ci sono grandi sorprese, piuttosto il raccolto di chi ha saputo metterci un po’ di umiltà (Palladino), la solita storia di una proprietà assurda (la famiglia Friedkin) e la risposta di Yildiz ai professorini senza rispetto. Siamo nella logica delle cose, ma spesso ignorano la logica e diventano scienziati che non sono. La Fiorentina è un argomento intrigante: mi ero permesso di dire che era stato organizzato il miglior mercato dell’era Commisso, che Palladino avrebbe dovuto lamentarsi di meno durante le prime partite di agosto quando ha raccolto pochissimo, cercando di valorizzare il materiale molto tecnico a sua disposizione. Lui ha avuto l’umiltà di correggere qualcosa, per esempio il passaggio alla difesa a quattro, per dedicarsi a un organico che molti suoi colleghi avrebbero voluto allenare. La Fiorentina è una squadra forte, completa e che ha un organico profondo. Se hai un bolide, deve metterti di buzzo buono e guidare dedicandoti ai dettagli. Kean sta dimostrando di essere un attaccante da doppia cifra, nel rispetto delle previsioni estive e malgrado un’accoglienza con la puzza sotto il naso, come se fosse arrivato lo scarsone della compagnia. Ora è facile salire sul carro, a Palladino va dato il merito di non essersi perso nelle tenebre dopo un avvio balbettante che è costato qualche punto nella speranza di non rimpiangerlo troppo tra sei o sette mesi. Il destino di Yildiz è quello di giocare nella Juve di Thiago Motta, compreso il rischio di andare incontro a giudizi senza senso e - soprattutto - rispetto. Come si può dare del giocatorino a un ragazzo del 2005 che ha solo bisogno di fiducia? Fiducia e magari rispetto, ma rispetto è una parolona se deve arrivare da chi non lo ha avuto in situazioni molto più gravi di quelle banalmente calcistiche. Yildiz ha le caratteristiche giuste per una carriera ricca di soddisfazioni, i due gol che hanno inchiodato l’Inter sono la sintesi del karma che colpisce quando un giudizio viene condito da una cattiveria senza senso. Gli specialisti che sanno - beati loro - cosa accadrà nei prossimi due o tre anni regalano previsioni sensazionali, capaci di leggere le carte con la palla di vetro sotto il cuscino. Io preferisco un discorso molto più razionale senza spingermi oltre: chi lo paragona a Del Piero manda fuori pista la logica, compresa la necessità di far crescere con spensieratezza e senza pressioni un ragazzo di enormi qualità. Il problema della Roma non è certo rappresentato dall’allenatore, con tutte le colpe che possono essere date a Ivan Juric. Ma se scorrete gli eventi del mese di ottobre, li chiamo così ma forse la definizione sarebbe un’altra, vi renderete conto di quanto sia fondamentale una società competitiva, presente, competente. Certo, puoi avere un pacco di soldi, puoi essere plurimiliardario e meriti i complimenti per le tue missioni vincenti, ma il calcio è un’altra storia. Quando ho letto il comunicato di congedo nei riguardi di De Rossi, con parole di fuoco piuttosto che di ringraziamento, ha capito come funziona. È stato l’ennesimo atto di un disastro annunciato. Nella tua dimora calcistica mai predichi, mai ti fai vedere e mai ti confronti con i fedeli: basta questo, anzi avanza, per capire che i soldi abbondano, soprattutto quelli che hai scaraventato dalla finestra. Si spiega così una Souloukou defenestrata e un Ghisolfi che non si capisce. Da un giorno all’altro i Friedkin si materializzeranno con l’ennesimo comunicato, per loro il calcio è questo. Ma sono distanti anni luce Foto: Instagram Juventus