“La società comunica di aver riscattato a titolo definitivo dall’Avellino il difensore Davide Zappacosta”. Quindici parole per mettere una potenziale pietra miliare per il futuro. Questo lo scarno comunicato tramite il quale l’Atalanta, lo scorso 19 dicembre, ufficializzava il riscatto della seconda metà di Zappacosta dall’Avellino. Un regalo di Natale in piena regola, per se stessa, il diretto interessato e l’intero ambiente. Soprattutto il modo migliore per definire anzitempo la questione, a pochi mesi dal definitivo pensionamento delle comproprietà.
Premesso che i termini economici dell’accordo non sono stati resi noti, la domanda sorge spontanea: quanto avrebbe chiesto la società irpina oggi? Parecchio di più, non serve certo la palla di vetro.
Dopo aver trascorso serenamente le vacanze, Davide si è infatti travestito da bomber. Grazie soprattutto alla mossa di Colantuono, che gli ha avanzato il baricentro riportandolo a centrocampo, nel ruolo a lui più congeniale. Già 3 le reti realizzate nelle 6 partite disputate nel 2015, con entrambi i piedi (vittime Genoa e Chievo) e persino di testa, domenica alla Fiorentina (anche un assist contro la Viola). Un ruolino da attaccante di razza più che da ala, un magic moment che agli orobici ha fruttato pochi punti - appena 2 - ma che all’esterno classe 1992 ha consentito di guadagnarsi le attenzioni di critica e stampa.
Al punto che l’edizione di ieri de La Gazzetta dello Sport presentava un’ampia intervista al calciatore ciociaro, eccone i passaggi più significativi: “Inizio nelle giovanili del Sora, un anno fui allenato da mio padre nei Giovanissimi. Non mi faceva quasi mai giocare dall'inizio perché altrimenti poi lo avrebbero accusato di nepotismo, ma la prendevo bene. Così come farei ora se mi toccasse la panchina, sarebbe uno stimolo in più. Negli Allievi mi mettono trequartista e faccio qualcosa tipo 30 gol in 20 partite. Poi mi prende l'Isola Liri, torno a giocare da esterno puro e in sei mesi dalla Berretti mi ritrovo in prima squadra. Dopo una decina di gare in C2 si sparge la voce e vengono a vedermi da tutta Italia, l'Atalanta a gennaio mi prende in prova. Una settimana, poi mister Favini decide di tenermi. Fu Colantuono a provarmi in difesa, credo che non fosse ancora arrivato nessuno dal mercato e lui in ritiro iniziò a schierarmi dietro. Poi sono andato ad Avellino, dove ho cominciato stabilmente a fare il terzino. All'inizio non mi trovavo per niente bene, facevo fatica con i movimenti e le diagonali, ma mister Rastelli mi ha dato una grossa mano, è uno che cura ogni dettaglio in maniera maniacale. Adesso son tornato ala, è capitato per necessità e mi trovo bene. Poi dipende molto dalle singole gare, ma di sicuro sono più a mio agio”.
Excursus più che esaustivo, al quale va però aggiunto il capitolo Nazionale. Già, perché il ragazzo nato a Sora l’11 giugno del 1992 ha esordito in Under 21 il 5 settembre del 2013, in occasione del match di qualificazione agli Europei di categoria perso a Rieti contro il Belgio allenato dall’ex Udinese Johan Walem. Da quel momento per il ct Gigi Di Biagio è diventato un autentico punto fermo, come dimostrano le ulteriori 11 presenze collezionate con gli azzurrini. Davide però è un interprete che presto potrebbe far comodo ad Antonio Conte, che ne apprezza le qualità di corsa e capacità di assistere i compagni del reparto avanzato. Dall’out di destra, sua zona di competenza, Zappacosta abitualmente scodella un quantitativo enorme di traversoni, consapevole di avere ancora ulteriori margini di miglioramento “lavoro ogni giorno per perfezionare i cross, nel mio ruolo sono fondamentali". Nel suo cuore c’è il bianconero “la mia è una famiglia di juventini, lo sono anch'io. Da piccolo ero sfegatato, poi crescendo e giocando un po' sfuma”. Ad Avellino nel triennio 2011-14, fondamentale per la sua maturazione (e impreziosito dalla promozione in B del 2013), lo chiamavano Zambrottino ma lui - pur entusiasta dell’accostamento - ha sempre avuto un’altra fonte di ispirazione: “Pavel Nedved, per grinta e presenza in campo". E chissà che un domani il nostro protagonista odierno quella maglia a strisce verticali non possa vestirla, d’altronde storicamente la Vecchia Signora è sempre stata la big più attenta ai migliori profili italiani. Per adesso, però, Davide sgroppa sulla fascia per la Dea, sin qui protagonista di una stagione non in linea con le precedenti. Al momento sono soltanto cinque, infatti, i punti di margine sul terzultimo posto occupato dal Chievo. E qualora la banda Maran facesse risultato oggi pomeriggio nel recupero del Tardini, il gap potrebbe ridursi ancora. Una cosa è certa: la salvezza dell’Atalanta passerà anche dalle scorribande di Zappacosta…
Foto: zimbio.com