ZAPPING E POLVERE DI STELLE
09.10.2012 | 12:00
Siamo passati da Ibra al ritorno di Toni (con il massimo rispetto). Da Thiago Silva a Zapata. Dalle partite che ci tenevano con il fiato sospeso a sbadigli che fanno capolino non tanto all’improvviso. Al resto ci pensa qualche telecronista tifoso che, serie A o serie B, la sera prima magari indossa la maglia ufficiale. E il giorno dopo con tanto di microfono ci vuole convincere che per lui “tutti sono eguali e l’equidistanza è un comandamento”. E noi siamo qui ad ascoltare barzellette che non fanno ridere.
L’ultimo fine settimana è stato sconfortante. Ci hanno negato Barcellona-Real, peccato vero figlio della ristrettezza di questi periodi: una volta i diritti si acquistavano per gli incroci tra scapoli e ammogliati, adesso diventa un problema serio proporci Messi e Cristiano Ronaldo, il meglio in circolazione, all’ora di cena. La prova telecomando è disarmante se pensiamo che la partita era un momento sacro. E che non si cambiava canale neanche durante la pubblicità e nel bel mezzo dell’intervallo. Domenica sera mi sono avventurato, curioso di capire come stesse andando Verratti in Marsiglia-Psg: non sapevo che sarei stato preso a colpi di Gignac, non sapevo di sintonizzarmi un minuto prima del tacco di Ibrahimovic. Perché Zlatan sarà odioso, irrispettoso e anarchico, però ha il potere di farti capire che il prezzo del biglietto è spesso giustificato dalla sua geniale presenza in campo.
Ma poi il telecomando quasi ti avverte che sarebbe il caso di tornare al tuo dovere, il derby di Milano. Zapping istantaneo e noti come non esista una scintilla, un grafico di tecnica pura. Il Milan che attacca, attacca, attacca senza tirare in porta, senza proporre qualcosa che non prescinda dalla ricerca di geometrie, pur con un materiale non da tramandare. L’Inter che difende, difende, difende perché il dio risultato ti fa trascorrere una settimana serena anziché no. Accontentiamoci, l’aria è questa.
Il buffo (il goffo) è che ti parlano di una bella partita, come se fossimo un popolo di ciechi. E come se volessero convincerti che a Palermo d’estate nevica e che a Milano per tutto l’inverno il cappotto resta in armadio senza che si avverta la necessità di indossarlo. Ma chi ci crede? Evitate di essere patetici.
Polvere di stelle. Ci stiamo abituando, magari tra qualche settimana eviteremo di fare zapping, resisteremo. Nella speranza di non crollare sul divano, alla ricerca di una scintilla che non c’è. Polvere di stelle: coccoliamo i vari Florenzi, El Shaarawy, Insigne, Immobile e compagnia. Stelline che diventeranno stelle, nelle speranza che tutti lo capiscano. E che alla prossima sessione di mercato qualcuno non si sveni definitivamente, scaraventando dalla finestra sette-otto milioni (è già successo) per presunti fenomeni. Che tali non sono.