ZINEDINE ZIDANE, IL PREDESTINATO REAL
05.01.2016 | 09:30
“Per Zidane la parola impossibile non esiste”: così Florentino Perez ha introdotto Zinedine nella rapida conferenza stampa convocata per ufficializzare l’avvicendamento in panchina: via Benitez, esonero annunciato da tempo e infine concretizzatosi, ecco Zizou, promosso alla guida della prima squadra del Real Madrid dopo un anno e mezzo al timone del Castilla, la filial delle Merengues.
In questa sede non ci soffermeremo sul peccato originale del quale si è macchiato Don Florentino, ossia l’allontanamento di Carlo Ancelotti e la scelta di Rafa per il nuovo corso: lo abbiamo fatto in diverse occasioni, fino a ieri sera. Oggi fari accesi su Zidane il predestinato. Da sempre, da quando l’1 giugno del 2009 (giorno della rielezione di Perez sullo scranno più altro del club) tornò al Santiago Bernabeu come consigliere del presidente, si è parlato di lui come allenatore del futuro, in pectore ma a data da destinarsi: bene, il countdown è scaduto e adesso Zinedine ha preso le redini. Il quesito che rimbomba ad ogni latitudine è uno soltanto: sarà all’altezza? In seno alla Casa Blanca si auspicano ovviamente che possa ripercorrere le orme di Guardiola, che portò gli acerrimi rivali del Barcellona a vincere tutto il vincibile seguendo la medesima trafila cantera-prima squadra. Ma è anche vero che il paragone può risultare soltanto nocivo all’ex fuoriclasse transalpino: raggiungere le vette toccate da Pep nel suo quadriennio d’oro è quanto mai complicato, sebbene anche la macchina affidata a Zizou sia una fuoriserie.
Prima di andare a ripercorrere, in maniera sintetica, le tappe che hanno contrassegnato la storia di un fenomeno entrato di diritto nella storia del calcio, va ricordato un passaggio fondamentale. Il 22 novembre scorso, interpellato per l’ennesima volta dalla stampa spagnola (mai tenera con l’ex condottiero del Napoli, poi effettivamente rivelatosi non all’altezza) in merito alle voci che lo volevano come candidato naturale alla panchina, il 43enne tecnico transalpino respinse l’ipotesi, sponsorizzando Benitez e arrivando addirittura a dichiararsi “non pronto” per un compito così gravoso, aggiungendo poi un filosofico “forse un allenatore non è mai davvero pronto” per non far filtrare un messaggio sbagliato. Cosa è successo da quel momento in poi? Probabilmente Zinedine si è reso conto che davvero stava per concretizzarsi l’occasione della vita, certi treni possono ripassare…oppure no. Ecco perché, pur consapevole del fortissimo rischio bruciatura (in Italia basti pensare ai freschissimi precedenti Seedorf-Inzaghi, immolati sull’altare del Milan), ha capito che non poteva rifiutare la chiamata alle armi. Dopotutto in Liga le cose non vanno poi così male: i 4 punti di svantaggio dall’Atletico capolista e i 2 dal Barça (potenzialmente 5 dato che i blaugrana devono recuperare la gara con lo Sporting Gijon) non costituiscono gap incolmabili. La Coppa del Re è andata, a causa della gaffe Cheryshev costata l’eliminazione a tavolino, mentre agli ottavi di Champions la Roma di Garcia non rappresenta un ostacolo insormontabile, a patto che la BBC torni a incantare come ai tempi della Decima di Carletto, vissuti in prima persona da Zidane quale vice del plurititolato mister emiliano che dal prossimo 1 luglio si insedierà al Bayern Monaco, proprio al posto di Guardiola.
Tornando all’esperienza alla guida del Castilla, caratterizzatasi anche per la storia del patentino (poi archiviata), il bilancio delle 57 partite di campionato parla di 26 vittorie, 17 pareggi e 14 sconfitte (88 gol fatti e 58 subiti). La scorsa stagione arrivò un sesto posto, ma va ricordato che le squadre B – da regolamento della Federazione spagnola – non possono essere promosse nella Liga.
Zinedine nasce a Marsiglia il 23 giugno del 1972 e calcisticamente si forma tra le file di AS Foresta, US Saint-Henri, SO Septèmes-les-Vallons e Cannes, con cui esordisce tra i grandi nella stagione 1988-89. Nel 1992 passa al Bordeaux per 450mila euro, nel 1996 alla Juventus per 7 miliardi e mezzo, cinque anni dopo vola al Real Madrid per ben 150 miliardi (cifra più alta spesa fino a quel momento per un giocatore) per un altro quinquennio, ancor più ricco di soddisfazioni. Chiude la carriera il 9 luglio del 2006 a Berlino nel modo più inglorioso, con l’espulsione per fallo di reazione su Materazzi (la testata più famosa di sempre) nella finale della Coppa del Mondo, poi vinta ai rigori dall’Italia del suo ex maestro Marcello Lippi. Ben 690 le gare ufficiali disputate in carriera, 125 i gol realizzati. Numeri ai quali vanno aggiunti quelli relativi alla Nazionale francese: 108 presenze e 31 reti. Nella sua bacheca trovano spazio: 2 scudetti, 1 Liga, 1 Supercoppa italiana, 1 Supercoppa di Spagna, 1 Champions League (decisa dalla sua perla, sinistro al volo da manuale al Bayer Leverkusen), 2 Coppe Intercontinentali, 2 Supercoppe Uefa e, con la Francia, il Mondiale di casa (1998) e l’Europeo del 2000. A livello individuale 1 Pallone d’Oro e 3 Fifa World Player (all’epoca i premi erano ancora distinti). Poeta del calcio, descriverne le caratteristiche in poche righe sarebbe quasi un oltraggio: Zizou danzava sul pallone tra veroniche, sombreri, finte, doppi passi e tocchi felpati: in grado come nessuno di coniugare eleganza ed efficacia, vederlo sul rettangolo verde era un piacere sublime.
Chiudiamo con le prime parole proferite da Zidane nei panni di nuovo allenatore del Real Madrid, nella sala stampa del tempio del madridismo: “È più forte questa emozione rispetto a quella che provai nel 2001 quando firmai come nuovo giocatore del Real Madrid, per me è davvero un onore guidare il miglior club del mondo. Credo che tutto possa andare nel migliore di modi, io sono pronto a dare tutto me stesso. Adesso vado a lavorare”. La prima missione sarà conquistare lo spogliatoio, solo con il tempo si potrà giudicare il suo operato nei nuovi panni…ma per una valutazione veramente equa tutti dovrebbero dimenticare i suoi leggendari trascorsi da calciatore. E, forse, sarebbe un reato.
Foto: sito ufficiale Real Madrid